Facile immaginare la scena. Il cuoco, tra fornelli e padelle, riceve l’ennesimo ordine. Con una nota: «Al tavolo c’è Gian Piero Gasperini». Un dettaglio in più: «Il mister chiede mezza porzione». Lo chef che fa? Una carbonara a regola d’arte. Porzione — ci mancherebbe — abbondante. Perché al tavolo c’è l’allenatore della Roma e non si può mica fare brutta figura. Il risultato è che il Gasp ci ha preso gusto, imparando a conoscere la capitale un banchetto dopo l’altro. Ristoranti di quartiere, trattorie di pesce, pizzerie.
Tra una forchettata e un calice, il tecnico ha tracciato la sua mappa cittadina. Abbandonando la velleità della mezza porzione. «La chiedo sempre, ma qui sembra impossibile», ha raccontato con il sorriso a chi (magari ricordandosi di quando di recente ha dichiarato che «gli unici che non possono giocare a pallone sono i grassi») gli chiedeva delle foto, ormai una collezione, con i cuochi e i ristoratori di Roma. Dettagli — golosi — del Gasperini capolista, ormai tutt’uno con la città eterna. Perché il 67enne di Grugliasco, profondo Piemonte, si è costruito la sua Roma anche fuori dal campo. Ha scelto di vivere ai Parioli, nel cuore della città. Mou scelse il centro. De Rossi ci abitava già da calciatore, prima di trasferirsi di fronte Castel Sant’Angelo. Tutti lontani da Trigoria. (…)
Perché Gasperini, (…), vive dentro al centro sportivo all’estrema periferia sud e lì passa gran parte delle sue giornate tra riunioni con lo staff e allenamenti. A Trigoria, raccontano, è un uomo di abitudini precise e di cortesia sincera. Filtra un’immagine diversa da quella del tecnico ruvido e distante costruita negli anni bergamaschi. Gentile con tutti, attento a nomi e gesti, ha trovato il suo equilibrio romano dentro la normalità. La moglie lo ha seguito nella capitale, in un appartamento vicino alla famiglia Ranieri: un legame professionale diventato un’amicizia, cementata dal rapporto tra le due consorti, Rosanna e Cristina, che si frequentano spesso.
Non è un caso che uno dei primi incontri pubblici di Gasperini a Roma sia stato proprio con Ranieri, in piena estate, da Pirò, a due passi da Piazza Navona. Una cena che fu più una riunione operativa che una serata di piacere. Poi, quando il tempo e i risultati lo hanno permesso, sono arrivate le serate più distese. Alla Garbatella, alla pizzeria “Stellina”, la più romana delle sue cene: all’uscita il bagno di folla dei tifosi tra applausi e selfie. E ancora i pranzi estivi da “Pietro il Pescatore”, al lido di Latina, e la giornata a Ostia, tra pesce e relax con lo staff. Fino all’ultima tappa. Da “Rinaldi al Quirinale” ha cenato dopo la vittoria contro l’Udinese. (…)
Quando non lavora — (…) — Gasp torna a casa, in Piemonte, dove la vita segue ritmi diversi. È lì che il calcio lascia spazio al vino, in quella Cascina Gilli di Castelnuovo Don Bosco che condivide con il figlio Davide, oggi alla guida dell’azienda di famiglia. Una vigna, racconta proprio Davide, «nata come un ritorno alle radici». Lì il padre pota viti e cammina tra i filari e lì riaffiora il Gasperini delle origini, quello che ricorda i genitori cucinare insieme: «Gli agnolotti al ragù piemontese sono un piatto che mi porto dietro fin da bambino — (…) — così come il ricordo di mio papà che tirava la pasta fatta in casa e mia mamma che preparava il ripieno d’arrosto. Ma io in cucina sono negato»
Forse per questo, quando resta a Roma da solo, preferisce le cene fuori, nei ristoranti dove può parlare di calcio con gli amici o semplicemente guardare la città che scorre. Non cerca le luci, ma i luoghi che raccontano una Roma concreta. In tre mesi, la capitale gli ha restituito una dimensione più intima. E intanto, in campo, sta costruendo una Roma che assomiglia sempre di più alla sua idea di calcio: intensa, collettiva, coraggiosa. Prima in classifica, eppure ancora in costruzione. Dopo la vittoria con l’Udinese ha sorriso: «Scudetto? Lasciamo liberi i tifosi di sognare». Forse è quello che sente ripetersi più spesso quando esce a cena o passeggia per i Parioli, tra un saluto, una battuta, un augurio. (…)
FONTE: La Repubblica – M. Juric











