Un profilo che più basso non si può. José Mourinho mette in chiaro le cose alla vigilia del suo primo Juventus-Roma. Non uno scontro alla pari, ma il tentativo di una squadra giovane e incompleta – la sua – di misurarsi contro un avversario che, classifica a parte, resta di caratura superiore.
Mai come ieri il tecnico ha voluto sottolineare con forza il concetto che porta avanti da inizio stagione: «Un conto è una rosa con 25 giocatori di livello internazionale – dice paragonando la sua Roma ai rivali di stasera – un’altra cosa è una squadra con 13-14 elementi più giovani che cercano di migliorare. La Juventus gioca per vincere la Champions, noi la Conference League. Loro hanno conquistato 9 degli ultimi 10 scudetti, noi zero. Allegri ha lavorato lì tanti anni, io sono qui da tre mesi. Però quando inizia la partita siamo 11 contro 11 e fino all’ultimo tutto questo si deve dimenticare. In particolare noi. Dobbiamo avere l’atteggiamento, la personalità e il coraggio di cercare di vincere ».
Anche quando si parla di tattica, Mourinho ci tiene a ricordare che «mi piace leggere le partite e cambiare in corsa, ma per me è molto più difficile farlo rispetto ad Allegri. Lui sa con chi giocheremo, il suo unico dubbio è sapere se ci sarà Abraham o Shomurodov. Per noi è assolutamente impossibile capire con che formazione si presenteranno. Comunque non sarà una sfida tra me e Max ma fra Roma e Juventus». Una partita che l’allenatore giallorosso considera «importante per il nostro futuro, siamo in crescita, ma non dobbiamo essere ossessionati dalla Juventus».
Lui per primo nonostante le ruggini da ex interista, esplose poi nella serata in cui si è ripresentato nello Stadium bianconero col Manchester United, ha vinto e ha esultato in modo provocatorio. «Tutti hanno criticato una reazione emozionale di 10 secondi – ricorda lo Special One – ma hanno dimenticato quello che è successo durante i novanta minuti. Si parla tanto di rispetto, in quell’occasione non c’è stato». Lo insultarono per tutta la gara, «ma sono nel calcio da tanti anni e non è un problema».
Non vorrebbe averne neppure con Orsato, che lo ha espulso duevolte in carriera ai tempi dell’Inter. Mourinho prova a tendergli la mano in vista di stasera: «È un arbitro che ha tanti anni di esperienza, prima delle partite non ho problemi con nessuno, dopo, a volte, sbagliano e non sono felice. Ma è normale». C’è spazio infine per commentare le sirene inglesi, che stavolta suonano da Newcastle, dove i nuovi proprietari sauditi promettono spese folli. «Ho lavorato per tanti anni con Hodgson e ho una connessione emozionale con quella città, ma sono molto felice a Roma con il progetto dei Friedkin». I quali, però, dovranno accontentarlo ancora sul mercato. Per fargli dimenticare ogni sirena.
FONTE: Il Tempo – A. Austini