Ansia, paura, apprensione, sollievo. I romanisti hanno vissuto l’intera gamma delle emozioni possibili all’insegna del dolceamaro nelle 24 ore trascorse dai minuti finali della partita fra Inghilterra e Ungheria, e la tarda serata di ieri. Soltanto allora è arrivata la notizia più attesa: la diagnosi dell’infortunio di Tammy Abraham recita «forte trauma contusivo alla regione calcaneare destra». Tradotto dal linguaggio medico, si tratta di una forte botta alla caviglia. Un responso che se esclude guai peggiori (leggasi lesioni), ma pone ancora in forte dubbio la presenza del numero 9 per la trasferta di domenica a Torino, contro la Juventus.
Il centravanti è rientrato nella Capitale all’imbrunire e intercettato dai cronisti già all’uscita dall’aeroporto si è sbilanciato: «Ci sarò». Al di là dell’ammirevole ottimismo, la contusione ha lasciato strascichi, il dolore è ancora presente e il tempo non gioca a favore di un suo impiego sul prato dell’Allianz Stadium. Molto dipenderà dalla capacità di Tammy di far fronte al malessere, ma la situazione è molto meno grave di quanto nelle prime ore della giornata qualcuno avesse provato a diffondere. Una ridda incontrollata di voci: dalla lesione alla frattura alla rottura del legamento, in tanti hanno contribuito ad alimentare le paure prima delle opportune verifiche. Arrivate appunto soltanto intorno alle 22, dopo gli esami strumentali cui si è sottoposto il calciatore inglese a Villa Stuart.
Che fosse consigliabile utilizzare maggiore cautela, si poteva intuire già dal tweet di AS Roma English, improntato all’alleggerimento del clima generale: «I love the international break», ovvero «amiamo le soste internazionali», che sempre o quasi riconsegnano alla squadra giallorossa giocatori in condizioni malandate. Ma se in questo caso si fosse trattato di qualcosa di grave, difficilmente si sarebbe scelta l’arma dell’ironia. (…)
Anche più dei suoi gol, quattro finora, pochi soltanto per chi non lo ha visto battersi come un leone, sfoderare assist per i compagni, giocare per il collettivo prima che per sé, e soprattutto non essere aiutato dalla sorte, come testimoniano i sei pali collezionati. Una tempra che potrebbe indurlo a stringere i denti in vista della Juve, ma a Trigoria nessuno ha voglia di correre rischi inutili. Mai come questa volta, le valutazioni giorno per giorno saranno le sole indicative.(…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore