Oltre tre mesi di indagine, una proroga, audizioni a Roma e a Milano, otto istruttorie, tre memorie difensive e alla fine… archiviazione. Non ci sarà alcun processo sportivo e quindi nessuna squalifica per il direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi, tantomeno per il club giallorosso che poteva essere chiamato in causa per responsabilità oggettiva. L’altro ieri, infatti, la Procura Figc, ora diretta da Giuseppe Chiné, ha inoltrato la richiesta d’archiviazione del caso alla Procura Generale dello Sport presso il Coni. Nei prossimi giorni, a meno di una decisione diversa che sarebbe sorprendente, la stessa procura guidata dal prefetto Ugo Taucer confermerà la definitiva chiusura del procedimento senza alcun addebito.
Un bel sospiro di sollievo per il dirigente salentino, che sulla carta rischiava il deferimento e una possibile squalifica di qualche mese qualora gli inquirenti fossero riusciti a dimostrare che aveva iniziato a lavorare per la Roma quando era ancora sotto contratto con il Torino, violando l’articolo 7 del regolamento dei direttori sportivi. Questa l’ipotesi su cui era basata l’indagine avviata a fine settembre scorso, dopo che lo stesso Petrachi in conferenza stampa, parlando della trattativa con l’Inter per Dzeko, si era fatto sfuggire di un primo incontro avvenuto «a maggio», definendolo in seguito un «lapsus».
A maggio il dirigente era ancora formalmente legato al club di Cairo, col quale però non si parlava da mesi, tanto che gli affari del mercato invernale di un anno fa li aveva gestiti via sms. Poi, appena finito il campionato, erano arrivate le dimissioni con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto, lasciando sul piatto 100mila euro dello stipendio di giugno, respinte però dal patron granata che ha cercato sin dall’inizio di «monetizzare» il via libera a Petrachi e alla fine ci è riuscito ottenendo gratis dalla Roma i due giovani Freddi Greco e Bucri.
Nel frattempo il diesse si era incontrato con il club giallorosso per concordare il nuovo incarico, ma la firma sul contratto con la società di Pallotta è arrivata solo il 25 giugno, un giorno dopo essersi liberato dal Torino, con valenza dal 1° luglio. Prima di quella data, Petrachi non poteva rappresentare la Roma e quindi non poteva trattare Dzeko conl’Inter a maggio, tantomeno accompagnare in veste formale il Ceo giallorosso Fienga all’incontro di Madrid del 4 giugno per l’ingaggio di Fonseca. La Procura Figc ha ricostruito tutte le tappe della vicenda, compreso un primo incontro di marzo 2019 a Londra tra Petrachi e Baldini (come consulente di Pallotta), ha incrociato testimonianze, e-mail, contratti e date ma ha deciso di non procedere.
Da ottobre a fine dicembre sono stati ascoltati, oltre al diretto interessato, gli altri dirigenti romanisti Fienga e Longo, Cairo (sentito a Milano), il dg del Torino Comi, il procuratore Gabriele Giuffrida (era presente a Madrid) e un altro agente. Non c’è stato bisogno di chiedere una versione dei fatti all’ad interista Marotta, come suggerito dall’avvocato della Roma Antonio Conte, che ha prodotto una valanga di documenti, ha scelto di non patteggiare e ora può giustamente esultare insieme a Petrachi.
FONTE: Il Tempo – A. Austini