Un punto alla volta, continua la corsa del 2025 della Roma e con essa la caccia verso un posto in Europa (soprattutto League, perché la Champions continua a sembrare fuori portata). E dopo l’1-1 con la Juventus è arrivato ieri l’1-1 con la Lazio al termine di un derby sicuramente non bello, piuttosto nervoso (col carico francamente disgustoso degli incidenti pre, durante e post partita) e caratterizzato pure da una serie di scorrettezze e simulazioni con protagonisti di entrambe le squadre che ha fatto riandare alla memoria a quei terribili confronti degli Anni 90, tutto muscoli e poco fosforo.
Alla rete di Romagnoli (ennesima defaillance su palla inattiva) ad inizio ripresa ha risposto una prodezza di Soulé alla Dybala (presente in panchina per stare al fianco dei suoi compagni di squadra) al 24’ del secondo tempo che alla fine ha accontentato tutti perché non ha accontentato nessuno. E il mal comune continua ad essere un mezzo gaudio che rappresenta soprattutto un limite più che uno scivolo alle ambizioni delle due squadre. Ancora senza rivali invece la Curva Sud, stavolta con una magnifica coreografia che ha rimesso Roma e Agostino Di Bartolomei al centro del villaggio del nostro cuore.
Ranieri aveva scelto tatticamente una strada a sorpresa e quindi aveva messo in campo la Roma a specchio, con due linee da quattro giocatori esattamente come la Lazio, e Pellegrini alle spalle di Dovbyk, proprio come Baroni, con Dele Bashiru alle spalle del Taty Castellanos, al rientro da titolare ad un mese esatto dal suo (secondo) infortunio. A fronteggiarsi, dunque, i quattro difensori della Roma (da destra Celik, Mancini, Ndicka e Angeliño) con, da sinistra, Zaccagni, Castellanos, Dele Bashiru e Isaksen), in mezzo i due centrocampisti Guendouzi e Rovella hanno avuto a che fare con Paredes e Koné, dall’altra parte Soulé a destra ha avuto spesso davanti Luca Pellegrini, Saelemaekers a sinistra se l’è vista con Marusic e in mezzo Pellegrini ha sostenuto Dovbyk con le coperture di Gigot e Romagnoli.
Uno stallo sulla carta che s’è trasformato in uno stallo tecnico e tattico per via soprattutto della paura di sbagliare che ha attanagliato intanto gli allenatori e poi i giocatori in campo, assai teatrali in ogni reazione ad un fallo e assai poco coraggiosi nelle iniziative sul campo. Nel primo tempo è stata più pericolosa la Lazio, ma soprattutto su palla inattiva. La prima occasione ce l’ha avuta per via della stupidaggine di Paredes che è subito caduto nella provocazione di Zaccagni al 4’ minuto e per risposta lo ha strattonato per il collo, provocando intanto l’ammonizione subito decisa da Sozza (che ha di fatto determinato la sostituzione con Cristante all’intervallo) e poi lo svenimento dell’azzurro sul campo: dopo due minuti di cure, nel dubbio che servisse l’estrema unzione, è arrivata la punizione con la parabola arcuata in area di Isaksen ben intercettata da Romagnoli tutto solo in area (come succede spesso agli avversari della Roma sulle palle inattive), ma per fortuna in porta c’è un fenomeno che d’istinto ha alzato la manona e ha deviato la palla oltre la traversa.
Al 12’ altro corner per la Lazio e altra conclusione solitaria in area per Rovella, poco precisa. Che altro serve a Ranieri per provare a cambiare qualcosa sullo schieramento sui calci d’angolo almeno? Al 18’ Paredes su corner ha trovato Pellegrini in area, ma la sua conclusione non facile è stata comunque intercettata. Al 22’ l’unico tiro in porta pericoloso su azione è stato scoccato da Isaksen, il più pericoloso dei laziali, autore nello specifico di un bel dribbling in area con conclusione deviata ancora da Svilar in bello stile.
L’azione era partita peraltro con un contromovimento di Zaccagni sul lato di Celik che ha allarmato Ranieri, impegnato spesso nel corso del primo tempo a risistemare le posizioni dei suoi giocatori che poi, nel dubbio, si abbassavano e lasciavano campo alla Lazio, di fatto invitandola a nozze. Se la squadra di Baroni soffre qualcosa è quando viene pressata e attaccata a pieno organico, citofonare all’allenatore del Bodø per saperne di più.
Al 31’ è mancata un po’ di malizia a Dovbyk: su un bel cross di Angeliño, l’ucraino è sembrato avventarsi sul pallone in netto vantaggio rispetto a Castellanos che l’ha trattenuto in maniera evidente, per poi lasciarlo al momento giusto, quando però Artem aveva già esaurito la sua spinta. Se avesse provato ad andare sul pallone con più cattiveria forse ci sarebbe arrivato o avrebbe costretto l’avversario a commettere un fallo più evidente. Al 37’ ci ha provato ancora Isaksen, trovando ancora pronto Svilar, mentre poco prima dell’intervallo lo stesso danese della Lazio ha rimediato un giallo che gli farà saltare la prossima partita.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco