Servirebbe più personalità per cancellare la paura, quella sensazione fastidiosa che ti tarpa le ali quando stai per spiccare il volo. Nella testa dei dirigenti della Roma (vecchi e nuovi) e di Paulo Fonseca questa frase è risuonata non una, ma cento volte. Ecco perché in estate è stato preso lo svincolato Pedro Eliezer Rodriguez Ledesma: l’uomo dei 25 titoli, il calciatore che segna sempre nelle finali, campionato del mondo, d’Europa, di tutto.
Il tecnico l’ha voluto con sé nella Capitale, convinto che un elemento della sua esperienza potesse aiutare i più giovani a compiere il definitivo salto di qualità. Ma la “rivoluzione pedrista” è durata appena due mesi. Ieri lo spagnolo ha giocato la quinta partita consecutiva da titolare.
A Firenze, l’ultimo match cominciato dalla panchina, lo scorso 3 marzo, il 33enne si era lamentato con il tecnico per lo scarso impiego: nel tunnel del Franchi è andato in scena un colloquio serrato, ma durato almeno 10 minuti. Pedro non gradiva la parte dell’alternativa di lusso che l’allenatore gli stava cucendo addosso.
L’infortunio di Mkhitaryan gli ha spalancato le porte della titolarità, ma lui è rimasto quasi sempre all’uscio. Bloccato, quasi paralizzato. I numeri di ieri non rendono certamente merito a una carriera straordinaria: 8 possessi persi, zero copertura in fase difensiva (“No, non così alto!”, “Aiutaci di più!”, i richiami del tecnico), poca verve offensiva e persino uno sfogo con il secondo di Fonseca. Mentre il vice allenatore gli spiega cosa non era andato, Pedro è apparso nervoso e polemico.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota