Basterebbe il dato secondo il quale la Spal non vinceva con due gol di scarto in una trasferta di serie A (senza subirne neanche uno) dal 1965 per restituire il senso di un pomeriggio disastroso per la Roma. I giallorossi perdono davanti a quasi 40 mila spettatori (0-2), lasciando sul campo di un afoso sabato di fine ottobre non solo i tre punti, ma la fiducia della gente che aveva lasciato prima della sosta le proprie speranze di risalita.
Sono tanti i fischi, a fine primo tempo e al termine della gara, quasi quanto il nervosismo in campo, tra Di Francesco e i giocatori, che a un certo punto vanno completamente nel pallone, tra Dzeko e il team manager De Sanctis, che discutono in maniera evidente durante l’espulsione del portiere della Spal, col centravanti – evanescente in campo – che si è poi allontanato dalla panchina piuttosto contrariato. E i numeri casalinghi della Roma inchiodano la squadra in una nuova crisi: dopo 9 giornate di campionato, sono infatti solo 14 i punti fatti all’Olimpico. La peggior partenza dai tempi del secondo Zeman.
«Ma io ho visto un ottimo inizio fino al rigore – la strenua difesa di Di Francesco – siamo stati ingenui nell’interpretazione, non siamo stati lucidi e alla lunga questo si paga. Se non sei determinato e cattivo sotto porta, finisci male. Bisogna crescere. Sono arrabbiato, ma bisogna uscirne, considerandola una battuta d’arresto. Mi fanno diventare matto, dovevamo creare superiorità sugli esterni, invece abbiamo buttato palle senza senso. Voglio che i miei stiano sul pezzo sempre, questo ambiente porta ad appagarti quando non hai ottenuto niente».
E Dzeko? «Ha avuto occasioni importanti e non le ha sfruttate, ma dimostra di essere sempre pericoloso. Spero si riprenda subito. Non gira tutto intorno a lui, è importante, ma dovevamo tutti avere più lucidità. Per fortuna già martedì abbiamo la possibilità di dimostrare di non essere la squadra vista nella ripresa». Martedì, contro il Cska Mosca, di nuovo all’Olimpico, servirà però un’altra Roma.