Proprio vent’anni fa – era il febbraio del 1996 – usciva nelle librerie «Infinite Jest», romanzo fiume dello scrittore statunitense David Foster Wallace che racconta (anche) di un video la cui visione crea una dipendenza così grande da condurre alla morte. Ecco, tranquillizzatevi: ieri alla Roma non è successo questo, anche se Luciano Spalletti ha virtualmente incatenato al video la squadra dopo la sconfitta di Bergamo per sottolineare tutti gli errori commessi. E a questo proposito, si sussurra che Manolas e altri non abbiano gradito qualche appunto più severo del previsto.
PANCHINA RICCA – D’altronde, tra i malumori, la poca grinta dei giocatori e gli errori tattici – evidenziati anche dalla sfuriata di Nainggolan al suo vice Domenichini – anche l’umore del tifo giallorosso vira verso il basso, nonostante al fischio d’inizio Spalletti avesse a disposizione panchinari costati un sessantina di milioni. Il che, ovvio, non assicura qualità, ma notare il calo di condizione della squadra nella ripresa ha fatto capire come forse non sia stato così faticoso trattenere a Trigoria nelle settimane delle Nazionali gente come Strootman e Nainggolan. Al momento, infatti, probabile che Olanda e Belgio possano farne a meno. La Roma, invece, pare di no.
MANOLAS E NAINGGOLAN – Tornando sul Ninja, c’è da segnalare la malinconica smentita del giocatore su Twitter riguardo alla sua stizza al momento dell’uscita dal campo («Incredibile cosa inventano i giornalisti, non è assolutamente successo niente di quello che si dice…»). In realtà dalla Roma confermano tutto, doverosamente minimizzando. Il senso del messaggio è chiaro: ce l’aveva perché non aveva capito una marcatura, solo cose di campo. Infatti. Per questo il tam tam mediatico su una sua possibile cessione a gennaio è stato subito smentito dalla Roma, nonostante la filosofia del club sia nota: davanti all’offerta giusta non esistono incedibili. Logico che Nainggolan abbia da tempo estimatori in Italia (Juve) e all’estero (Chelsea), però potrebbe partire solo davanti a una proposta indecente. Certo, sia il belga che Manolas – la coppia in attesa di adeguamento di contratto – hanno capito come al momento per la Roma questa non sia una priorità (pesa l’eliminazione dalla Champions) e di sicuro questo non migliora l’umore dei due, però è difficile che la squadra – pur sempre al 2° posto – venga smontato in corsa.
SPALLETTI E PJANIC – Detto questo, il rendimento in trasferta è deficitario. Non è un caso che il gruppo di Spalletti fuori casa – nell’era Usa – in 7 partite abbia fatto meglio solo di Luis Enrique (8 punti a 7), mentre le stagioni di Zeman e tutte quelle di Garcia erano state migliori (13, 17, 13, 10). Per scacciare la malinconia, comunque, l’allenatore ha pensato a Dzeko. «È il prototipo dell’attaccante ideale, anche se deve essere più cattivo – ha detto al sito bosniaco «oslobodjenje.ba» –. In estate gli dissi che era un attaccante perfetto, ma che non giocava bene. Mi rispose che lo sapeva, ma che voleva rimanere per dare il meglio di sé». Poco diplomatico è stato invece con Pjanic. «È un calciatore fantastico, però ora gioca altrove. Quindi la mia squadra è migliore di Pjanic, tutta, compresi i magazzinieri». Impressioni? La formulazione è ruvida, ma non crediamo che volesse offendere. Anzi, visti i punti persi per strada, chissà che Spalletti non lo rimpianga.