Ancora così. La sensazione di dejà vu era diffusa tra i (pochi) tifosi romanisti che giovedì lasciavano lo stadio Olimpico dopo la partita contro l’Austria Vienna: un’altra rimonta, un altro black out, male endemico e problema storico della Roma del terzo millennio. Pensate: dal 2000 a oggi, per 25 volte la Roma si è fatta raggiungere o superare da un avversario dopo essere stata in vantaggio di due o più gol. Ma il dato ancora più interessante riguarda le 258 panchine dell’era Spalletti, considerando dunque il quadriennio 2005-2009 e il periodo in corso: la sua Roma ha sprecato addirittura 38 partite nelle quali si era trovata «avanti nel tabellone», come amava ripetere il neomarsigliese Rudi Garcia. Si tratta di una percentuale consistente: il 14,7 per cento. In pratica una volta su sette la Roma spallettiana non ha saputo gestire un risultato favorevole.
TREND In questo scorcio di stagione il problema si è addirittura acuito, specialmente in ambito europeo dove la percentuale di fragilità pesa di più sui risultati. Su 13 partite giocate tra campionato e coppe, la Roma è stata rimontata 4 volte, dunque nel 31 per cento dei casi. E in due di queste situazioni, era sopra di due reti nel punteggio nel secondo tempo: a Cagliari, prima che contro l’Austria Vienna. A Oporto e Plzen invece il vantaggio era di una sola rete ma è stato ugualmente sperperato. «E’ evidente che debba migliorare anche io nel lavoro quotidiano, dall’inizio dell’allenamento a quando esco con la macchina dal parcheggio» ha spiegato Spalletti dopo l’ultima beffa, cercando di fare scudo alla squadra – con i giocatori ieri nemmeno in privato ha alzato la voce – e assumendosi le responsabilità della delusione europea. E’ verosimilmente un difetto di concentrazione e di mentalità a provocare queste inspiegabili leggerezze. Che sembravano essersi diradate nello scorso semestre, quando Spalletti ha sostituito Garcia: soltanto 2 volte su 21 la Roma era stata rimontata, al debutto dello Spalletti-bis contro il Verona e a Bergamo contro l’Atalanta, nel grande mezzogiorno di Francesco Totti.
CI RISIAMO In realtà il problema viene da lontano e prescinde da Spalletti. Ma con Spalletti, che negli ultimi 16 anni ha vissuto più partite degli altri da allenatore della Roma, ha assunto contorni più nitidi. Nacque tutto in un derby del 2005, Totti che segna e Rocchi che pareggia. Ma se le rimonte da 1-0 a 1-1 possono essere giudicate accettabili, soprattutto in determinate circostanze, sono rimaste nella storia le giornate di Palermo in campionato e Milano in Supercoppa italiana, rispettivamente nella stagione 2005/06 e 2006/07. A Palermo la Roma di Spalletti dominò il primo tempo chiudendolo sul 3-0. Ma nella ripresa, convinta di aver vinto la partita, non scese praticamente in campo, imitando il Milan nella finale di Istanbul contro il Liverpool di pochi mesi prima. Risultato finale: 3-3. Non contento di questo pasticcio, lo stesso gruppo di giocatori seppe calpestare l’Inter campione d’Italia per mezz’ora a San Siro nella Supercoppa, con un gol di Mancini e la doppietta di Aquilani, per poi scivolare lentamente sotto i colpi di Vieira (due gol), Crespo e, nei supplementari, Figo. Da 3-0 a 3-4, una follia.
BEFFE Sempre in casa dell’Inter, ma in campionato, la Roma ha buttato via una vittoria anche nel 2008/09, sciupando due volte un vantaggio di due reti (2-0 e poi 3-1). E restando nel panorama dei doppi vantaggi, in epoca spallettiana ha lasciato due punti al Lecce, all’Empoli e persino agli slovacchi del Kosice, in un lontano preliminare di Europa League. A volte, come in un Chievo-Roma 4-4, si è talmente complicata la vita da passare da un 3-1 a un 4-3, al quale almeno seppe porre rimedio con una rete di Olivier Dacourt. Un punto è meglio di niente quando si perde la bussola.