L’unico straccio di consolazione, dopo lo schiaffone rimediato a Verona, è che tra due giorni si tornerà in campo. E che, quindi, non ci sarà (tanto) tempo per piangersi addosso ripensando alla figuraccia di domenica. Un passo falso, il primo stagionale, che chiama in causa responsabilità dirette della Roma intera, nessun tesserato escluso. E in una città che passa dall’esaltazione alla depressione nel giro di un amen, il tempo diventa un alleato di José Mourinho. Il portoghese è chiamato a gestire — dentro e fuori Trigoria — il primo stop e, per riuscirci, dovrà far ricorso a tutta la sua esperienza. Da queste parti o è nero oppure è bianco, il grigio non esiste.
Aver vinto sei delle sette partite fin qui giocate non conta (più) nulla. Conta solo il ko di Verona. E tutto questo, oltre che assurdo, è anche platealmente ingiusto. Sbagliato. Guai se non ci fosse delusione per aver perso contro l’ultima in classifica, ma sono proprio questi i momenti in cui si deve dimostrare di essere realmente forti. Facile convivere con i tre punti, complicatissimo farlo con una mazzata tipo quella di Verona.
Mou l’aveva ripetuto più volte: “dovremo esser bravi a fare i conti con una sberla”. Perché, se prese dal verso giusto, le sconfitte possono aiutare a crescere. E la Roma è una squadra che deve crescere ancora tanto. Sul piano tattico e pure psicologico. Difficile, per ora, fare passi in avanti sul piano tecnico: la rosa, per plurima ammissione diretta dello Special One, non è completa, ma fino a gennaio non potrà essere ritoccata, migliorata.
Analizzare i fatti e trasformare, anzi usare le cose brutte per (ri)trovare nuova forza: solo così si può tentare di evitare altri passi falsi. E, tanto per cominciare, ieri giornata di riposo nonostante la sconfitta e l’imminente doppio impegno (Udinese e Lazio, giovedì e domenica). Di solito, un mister quando la sua squadra perde la punisce: Mou ha optato invece per un regalo. Uno scarico mentale in luogo del classico scarico atletico post gara. Una questione di allena-menti, non di allenamenti. Sennò, che Special sarebbe?
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti