Impietose sono le cifre che delineano il volto della nostra Serie A. Profonde e già evidenti, le rughe. A certificare tutto il malinconico regredire ieri sono stati i numeri diffusi dall’Osservatorio calcio italiano. In sintesi, al chiudersi del 18esimo turno, la media degli spettatori di A, pari a 21.833 tifosi, è crollata dell’1,7% rispetto al dato legato alla conclusione dello scorso campionato (22.221). Tanto per intendersi, un calo del genere non si registrava da cinque stagioni. È vero che gli intervalli di tempo della rilevazione non sono omogenei – 18 giornate in un caso, il doppio nel secondo – ma è ormai altrettanto lampante che il sentimento di disaffezione sia una certezza chiara e distinta. Una realtà, ecco. Insomma gli italiani vanno meno allo stadio, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, Germania e Inghilterra soprattutto.
I PESI – Sbirciando tra le tabelle, si scopre che a trascinare verso il fondo il torneo sono in particolare tre squadre; vale a dire la Roma, il Napoli e il piccolo Crotone. Del resto i giallorossi vantano, si fa per dire, un grado di fedeltà quantificabile in appena 28.910 supporter medi per gara interna. Tanti? Pochi? Di sicuro il 17,8% meno dello scorso anno, quando erano 35.182; e addirittura il 27,9% meno della stagione 2014/15, quando la Roma era primatista in Italia per numero di presenze casalinghe con 40.135 tifosi. Quindi, volendo esemplificare, ne consegue che in due anni la Roma ha perso oltre un tifoso su quattro all’Olimpico.
DISCESE E RISALITE – Non basta. Perché la squadra di Spalletti non è riuscita neppure ad accedere al palcoscenico delle partite più appassionanti del campionato. Al massimo ha attratto 41.841 persone, in occasione della gara con il Milan. Viceversa proprio il derby di Milano ha raggiunto il record dei 77.882 paganti, seguito dai duelli tra l’Inter e la Juventus (76.484), e fra il Napoli e il Sassuolo (49.490). Al proposito, come detto, al San Paolo fino a oggi i partenopei hanno totalizzato 30.144 tifosi. La flessione, del 22,3%. Al contrario è l’Inter a confermare il picco assoluto degli spettatori (43.595), nonostante il dato abbia conosciuto una caduta del 4,3%. Secondo è il Milan, che ha calamitato 42.501 tifosi a partita, registrando un incremento del 12,3%. A crescere sono stati anche i valori della Juventus (40.122, +3,8%). Quanto al Crotone, ha inevitabilmente deteriorato la media, visto che ha giocato tre gare interne in campo neutro, sempre mancando di superare quota 900 spettatori. Venendo alla Lazio, va sottolineato che ha smarrito 1.569 supporter, scivolando da una media di 21.025 paganti a una di 19.456 (-7,4%).
I MOTIVI – Insolubile sembra dunque il naufragare della Serie A. Ma ridurre questa recessione a un discorso solo aritmetico significa non tentare nemmeno di risolverla. La Roma, ad esempio, paga le proteste della tifoseria nei confronti delle barriere innalzate dalla questura, a suddividere le curva. E, non per caso, gli abbonati giallorossi oggi sono giusto 18.212. Il disamore del San Paolo è intrecciato alla partenza di Higuain; come pure all’arrivo dell’argentino è dovuto il gonfiarsi del pubblico juventino. Piace però la gioventù del Milan, e non è una coincidenza. E, così, dalle pieghe del nostro pallone comincia ad affiorare un tenue ma insistente distacco dei giovani dagli stadi. Ormai il commento (o l’urlo) del telecronista preferito vince il freddo della tribuna. E, fino a che il calcio coniugherà i verbi al passato, a nessuno riuscirà l’impresa di un’inversione della rotta.