L’ex presidente della Roma, James Pallotta, è indagato con l’accusa di abuso d’ufficio in merito alla velocizzazione delle procedure per avere il via libera dal Consiglio comunale alla costruzione dello stadio di Tor di Valle, progetto poi caduto nel nulla dopo la cessione del club alla famiglia Friedkin.
La Procura, dopo due anni d’indagine, ha chiesto però l’archiviazione. Motivo: l’adozione di un iter rapido ha ragioni politiche. Ora spetterà al gip decidere se accogliere la richiesta.
Oltre che per l’ex presidente della Roma, la Procura ha sollecitato l’archiviazione anche per l’ex assessore all’urbanistica Luca Montuori (M5S) e l’ex vice presidente della società giallorossa, Mauro Baldissoni. Il Gip dovrà esaminare pure le posizioni dell’imprenditore Luca Parnasi e dell’avvocato Luca Lanzalone. Infine l’archiviazione è stata proposta per i vertici del IX Municipio: l’ex presidente Marco Cerisola; l’ex presidente del Consiglio municipale Dario D’Innocenti; il direttore Emanuela Bisanzio.
Alla richiesta d’archiviazione si è opposta l’ex consigliera comunale Cristina Grancio (ex M5S), assistita dall’avvocato Edoardo Mobrici. La Grancio, architetto, è stata sentita nell’estate del 2020 per ben undici ore dagli inquirenti, dando il via all’inchiesta. Va ricordato che la Grancio è stata eletta nel 2016, manifestando la sua contrarietà alla costruzione dello stadio, tanto da essersi poi dimessa dal gruppo quando il M5S ha mutato opinione sulla realizzazione dell’opera.
In una prima fase, la Procura ha indagato Montuori sul presupposto che, nel giugno 2017, non avesse inviato la proposta di deliberazione del Consiglio comunale, così come definita dalla Giunta capitolina, ai vertici del IX Municipio, trasgredendo il regolamento sul decentramento amministrativo. La violazione avrebbe avuto lo scopo di accelerare l’iter per la costruzione dello stadio, così da favorire Parnasi.
In un secondo momento, la Procura ha coinvolto anche Pallotta e Baldissoni, perché di un’approvazione in tempi record avrebbe beneficiato la Roma. A mutare l’indirizzo della Procura, la riforma dell’abuso d’ufficio e soprattutto la considerazione che velocizzare la procedura è una scelta politica. Ora la parola spetta al Gip.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini
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