La due diligence, la revisione dei tecnici capitolini sugli atti del progetto più discusso della capitale scattata dopo l’inchiesta della procura, raccoglie 6 annidi tira e molla. Il documento riservato ripercorre tutto l’iter dell’opera in 79 pagine. Si parte dalla legge sugli stadi, da fine 2013. E, passando per la revisione del masterplan e il taglio delle torridi Libeskind, si arriva alla convenzione urbanistica tra il Comune e i proponenti del progetto (As Roma ed Eurnova) che la giunta pentastellata discuterà prima delle ferie. Il percorso, com’è noto, non è stato una passeggiata. Ma ora c’è il nullaosta degli uffici di Roma Capitale.
Un via libera arrivato solo dopo l’ultimo strappo tra le parti sui terreni che ospiteranno stadio e business park: «Dagli atti esaminati sinora — si legge nella relazione firmata da Cinzia Esposito, dirigente del dipartimento Urbanistica — non emerge la quantificazione della Sul (superficie utile lorda, ndr) pubblica aggiuntiva pari a 39.005 metri quadrati né si fa mai alcun cenno al valore eco-nomico corrispondente a 31.399.830 euro». Insomma, come si legge nella ricostruzione richiesta dalla prima cittadina grillina per tranquillizzare i suoi dopo gli arresti, per anni nessuno in Comune si sarebbe ricordato di dare il giusto prezzo a tutte le aree del progetto.
Una dimenticanza risolta con un’ultima negoziazione: sottratti i costi per gli esprori dai 31,4 milioni extra, al Campidoglio andranno 18 milioni in più. Serviranno a finanziare la riunificazione della via del Mare e della via Ostiense nel tratto in cui vengono separate da un’autorimessa e un centro sportivo.
Un’operazione che dovrebbe aiutare il Comune nella realizzazione degli svincoli del futuro ponte dei Congressi, intervento slegato dal pacchetto stadio. Tra le opere a carico del club giallorosso e della società di Luca Parnasi (commissariata dopo l’arresto del costruttore per corruzione e ora in trattativa per cedere i terreni di Tor di Valle) ci sono invece 83,5 milioni di parcheggi, 16,5 milioni per il verde pubblico, 10 per l’idrovora, 4 per il collegamento tra l’Ostiense e lo stadio, 6,8 per la riproduzione delle tribune del vecchio Ippodromo di Lafuente.
Ancora: 58 per la viabilità, 10,3 per la stazione di Tor di Valle, 14,3 per il ponte ciclopedonale della Magliana, 17 per la messa in sicurezza del fosso di Vallerano, 10,4 per il parco fluviale, 2,2 per due pontili e 3,9 perla videosorveglianza. Somme a cui vanno aggiunti i 18 milioni extra. Un’addizione last minute. Perché, come lamenta la manager a guida dell’Urbanistica in chiusura di relazione, la legge sugli stadi ha imposto «un ritmo eccessivo per esaminare la notevole quantità di elaborati depositati (oltre 4.500) di cui si compone il progetto definitivo del 2017.
Questo ha determinato una non proficua frammentazione dell’istruttoria, non ha consentito di avere un quadro dell’intervento nella sua interezza». Un approccio che avrebbe portato «l’anomalia» dei terreni a passare «inosservata» per poi essere sanata a suon di milioni. Adesso, dato per certo l’ok in giunta, manca solo il voto in aula Giulio Cesare. Tra i 5S, così si dice in Campidoglio, in 23 sono pronti al «sì». Se non basteranno, Pd e centrodestra potrebbero fare da stampella.
FONTE – La Repubblica