La lunga marcia del nuovo stadio è ancora lontana dal concludersi. Come ha dichiarato l’amministratore delegato del club, Umberto Gandini, l’apertura dell’impianto dovrebbe avvenire in tempo per la stagione 2020-21. Forse prima, ha aggiunto il dirigente giallorosso. Giusto essere ottimisti, ma è anche corretto sottolineare come le prossime settimane sono quelle in cui si decide il destino del progetto. Ai primi di gennaio la Roma e i vertici del Comune si incontreranno ancora per trovare un compromesso realistico sulle modifiche da apportare alle opere collaterali. Il 12 gennaio riaprirà, dopo una sosta costellata di incontri tecnici, la conferenza dei servizi. La Regione vuole chiudere l’esame entro il 6 febbraio ma è probabile si slitti di qualche settimana ove il Comune effettuasse passi ufficiali quali la preparazione della delibera di modifica al piano regolatore. Se tutto andrà come sperano alla Roma – e a questo punto è lecito dire: come spera il sindaco Raggi – a marzo dovrebbe arrivare il nulla osta all’apertura dei cantieri. Se invece tutto andasse male, la Roma avrebbe facoltà di intentare una causa di risarcimento di circa 400 milioni nei confronti del Comune. L’amministrazione romana potrebbe anche non fare nulla e lasciare che la conferenza dei servizi si chiuda con un nulla di fatto, ma questa è lo scenario meno probabile.
Qualcosa dovevano dire e qualcosa alla fine hanno detto. Alla fine dell’anno. E hanno detto più di qualcosa sul nuovo stadio della Roma, a ben vedere. Il sindaco Virginia Raggi ha allungato il passo su Twitter, il che equivale a una dichiarazione ufficiale di approvazione. Su cinguettii felici o infelici sono scivolate o hanno trovato slancio carriere politiche e non.
GIOCO – Il tweet della Raggi dice così: «Incontro con As Roma, prosegue il dialogo sullo Stadio della Roma, al lavoro su un progetto importante per la città». Accompagnato da una foto in cui l’unico a ridere leggero è il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, ma insomma l’atmosfera generale non sembra affatto funerea. Forse, al contrario, è un battesimo. Però bisogna andarci prudenti, perché al di là delle parole il progetto continua a oscillare sul filo sottile del gioco politico. Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato una delle interviste trancianti dell’assessore all’urbanistica Paolo Berdini. Il quale dice tra l’altro: «Nel progetto ci sono 200.000 metri quadrati di troppo. La giunta è compatta nel pretendere il rispetto assoluto del piano regolatore. basta con le deroghe». I 200.000 metri quadrati sono una finezza dialettica. Corrispondono a 640.000 metri cubi. Più o meno a due grattacieli. La Roma potrebbe anche accettare un taglio di tale portata, ma questo significherebbe la cancellazione delle opere pubbliche, dato che le cubature supplementari servono a rendere sostenibile (e proficuo) l’investimento. E’ abbastanza ovvio che non si può realizzare uno stadio da 60.000 spettatori a Tor di Valle senza mettere mano pesantemente al sistema locale di viabilità e trasporti. Lo stesso ministero dell’interno si sentirebbe in dovere di dire la sua: ci va di mezzo la sicurezza collettiva. Che questa sia effettivamente la linea di Berdini è stato confermato nella riunione di ieri. Alla quale l’assessore all’urbanistica stando alle prime voci non avrebbe partecipato. C’era invece, insieme con il vicesindaco Luca Bergamo, l’assessore allo sport Daniele Frongia, il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, il capogruppo romano del Movimento 5 Stelle, Paolo Ferrara. Oltre a Baldissoni e al costruttore Luca Parnasi.
IL VOTO – Berdini c’era e ha parlato a favore del rispetto del piano regolatore. L’intervento della Raggi è stato di tenore diverso. Verteva sull’attenzione, su modifiche e non su stravolgimenti, su limitazione alle cubature e non su tagli netti. Baldissoni alla fine era soddisfatto: «Un incontro positivo, come sempre». Dovevano vedersi prima di Natale, poi c’è stata la nuova bufera giudiziaria su Campidoglio e dintorni, si sono salutati ieri. Il prossimo incontro è di qui a poco: inizio di gennaio, in maniera da portare qualche proposta alla riapertura della conferenza dei servizi, fissata al 12 gennaio. Gli ostacoli restano politici, ideologici se preferite. Quando il piano regolatore viene modificato, occorre comunque una votazione dell’assemblea capitolina. Quindi una volta raggiunto un compromesso sulle dimensioni dell’intervento urbanistico la Raggi deve convincere i suoi consiglieri che il progetto è cosa buona e bella. Opinione, a quanto si sa, condivisa dal leader M5S, Beppe Grillo. E non dispone neppure di molto tempo per farlo, visto che la Regione Lazio ha intenzione di chiudere a febbraio la conferenza dei servizi. Comunque vada, questa vicenda sfibrante volge al termine