Improvvisamente nelle ultime ore si è tornato a parlare di stadio. Non che sia mai passato di moda dalle parti di Trigoria, o che sia stato anche solo momentaneamente accantonato nelle intenzioni della politica romana, ma certo nelle ultime settimane, complice il caldo (e le ferie) d’agosto, l’argomento era come sparito dai radar dei media, se non per considerazioni (spesso improvvisate) legate agli umori del Campidoglio. In poche ore però tutto è cambiato. A iniziare il domino delle dichiarazioni senza ombra di dubbio i nuovi proprietari della Roma, che hanno ribadito l’importanza dello stadio per le strategie del club.
E alle parole di Dan e Ryan Friedkin è stata in qualche modo costretta a rispondere la sindaca di Roma Virginia Raggi. «Lo Stadio della Roma? Dovrebbe passare in aula entro fine anno». CosiÌ la Raggi durante il programma “In Onda” su La7 condotto da David Parenzo e Luca Telese. Un “dovrebbe” e un “fine anno” di troppo probabilmente.
PercheÌ il condizionale con cui la sindaca detta i tempi per l’approvazione del progetto stadio è tutto nelle sue mani. Sta solo a lei ed alla sua maggioranza rompere gli indugi e calendarizzare quanto prima la discussione e la votazione sulla delibera di determina della Conferenza dei Servizi, sulla Variante al Piano Regolatore Generale della città e sulla Convenzione Urbanistica.
La finestra che possa permettere alla prima cittadina di arrivare alla prima pietra in tempi utili per la campagna elettorale sembra sempre più vicina a chiudersi completamente, e questo avrebbe possibili riflessi su tutto l’iter. PercheÌ come scritto più volte il progetto stadio dopo il voto in Campidoglio deve tornare alla Pisana, in Regione, e poi ancora in Unione Europea. Passaggi il cui esito è scontato ma che richiedono comunque del tempo. E la prima cittadina è purtroppo presa a gestire una maggioranza sempre meno compatta. E non solo e non tanto sul fronte stadio.
A cadere lentamente sono proprio i pezzi che hanno tenuto insieme la sindaca dalla sua elezione e che oggi non vedono troppo positivamente la decisione della Raggi di ricandidarsi, rompendo un rituale, un regolamento, un vero e proprio dogma del Movimento 5 Stelle. Arrivano cosiÌ le dimissioni da ruoli apicali di fedelissimi come Marco Terranova e Donatella Iorio. (…)
FONTE: Il Romanista – A. De Angelis