L’ultima frontiera del progetto «Stadio della Roma» si sposta al 3 marzo, a conclusione dei lavori della Conferenza dei servizi. Entro quella data il tavolo interistituzionale prevede «la consegna di tutti i pareri mancanti nel più breve tempo possibile» e «la necessità che Roma Capitale completi la procedura di variante urbanistica e approvi lo schema di convenzione», si legge nel verbale di ieri. Il Campidoglio ha così ottenuto la prolunga desiderata, un mese in più per esaminare gli atti e giungere ad una sintesi politica sullo stadio a Tor di Valle tra le due correnti interne al M5S: quella morbida di Raggi e quella intransigente dell’assessore Berdini. Ma già l’atto di trasmissione alla Regione Lazio della delibera Marino, seppure «vuota», senza indicazioni delle cubature, costituisce un passo indicativo per il destino del progetto.
L’invio, «consigliato» dal pool legale che segue la pratica per il Campidoglio, serve a schivare (o congelare) i maxi ricorsi dei proponenti e il rischio del commissariamento. Ma soprattutto ad aprire una discussione formale sulle carte che ora hanno pure il riconoscimento di «conformità» da parte del Comune. L’ultimo tentativo per far saltare il banco è stato quello di chiamare in causa l’Autorità di bacino del Tevere che, ieri pomeriggio, ha ribadito (energicamente) quanto l’area in questione non presenti rischi o quanto le stesse opere li ridurrebbero a zero. Ora, quindi, tocca al Comune dire sì o no.