Con Berdini sempre più indebolito in Campidoglio, l’ala «turbo-stadista» del M5S romano tenta il blitz per mandare in porto la controversa operazione Tor di Valle. Apportando un mini-taglio alle cubature riservate a negozi, alberghi, uffici e ristoranti. Quanto? Appena il 20-25 percento. Questo almeno farebbe gola ai privati, che da 48 ore, appena è esploso il Berdini-gate, hanno ripreso a tessere la trama con quei pezzi della maggioranza pentastellata disposti ad ammainare la bandiera del «No alla speculazione» sventolata prima sui banchi dell’opposizione a Marino e poi durante la campagna elettorale. Con un’idea che sta circolando insistentemente in Comune in queste ore: far chiedere alla Roma un nuovo rinvio della conferenza dei servizi, che altrimenti scadrebbe il 3 marzo. «Potrebbe esserci un’altra proroga, per dare tempo ai privati di superare le criticità evidenziate nel parere», spiega il capogruppo M5S Paolo Ferrara. Va capito però se è tecnicamente possibile ottenere un altro slittamento. Su questo è al lavoro il legale dei Cinquestelle, Luca Lanzalone. Ieri intanto si è svolto il primo «tavolo tecnico» tra gli ingegneri ingaggiati da Pallotta e Parnasi e gli esperti del Dipartimento Urbanistica. Un pool al lavoro per provare a superare la sfilza di criticità elencate dal Campidoglio nel parere «non favorevole» consegnato alla conferenza lo scorso 1 febbraio, dalla viabilità ai trasporti. Il nodo però, a questo punto, è politico. Insieme a Berdini, favorevole alla costruzione dello stadio ma senza i tre grattacieli alti fino a 220 metri che ci nascerebbero accanto insieme ad altri 15 edifici commerciali, la pattuglia dei grillini “ortodossi” ha perso potere. Va detto che, anche con l’assessore-urbanista ai margini, diversi consiglieri M5S restano contrari all’idea di «stravolgere il Piano regolatore», che per l’area di Tor di Valle consente di costruire appena un terzo delle cubature sognate dai proponenti privati. Ragionamenti che sono stati espressi anche ieri, nel corso della riunione di maggioranza in Campidoglio. Mentre il deputato Alessandro Di Battista ha detto che «quando il Movimento dice che una cosa si fa, si fa. Ma non posso tollerare che il progetto stadio sia una minima parte di un progetto di un enorme quartiere».
IL VIDEO – Contrario all’operazione Tor di Valle così come è stato licenziato dalla giunta Marino, è anche uno dei candidati sondati ieri dalla sindaca quando l’uscita di Berdini sembrava imminente. Cioè Emanuele Montini, ex coordinatore di Italia Nostra, oggi capo staff dell’assessore alla Scuola Laura Baldassarre. In un video rilanciato ieri sui social network, parlava così del progetto stadio: «Pallotta? Mi sembra Totò nella scena in cui provava a vendere la fontana di Trevi a Decio Cavallo». E ancora: «La legge nazionale sugli stadi parla di una prevalenza dell’impianto stadio, invece qui si parla del 20% delle cubature» (in realtà sono ancora meno, circa il 14%). Secondo Montini poi «le opere di urbanizzazione verrebbero realizzate da un privato senza gare pubbliche, ma è vietato». Intanto tra i consiglieri, c’è chi ribadisce che l’area scelta per questa operazione è sbagliata. «Molto meglio la zona della Tiburtina», dice il consigliere grillino Pietro Calabrese.