Cinque anni, almeno. Tanti ne serviranno per avere il nuovo stadio della Roma a Pietralata, sempre se dal primo progetto depositato in Campidoglio si passerà poi alle carte vere e proprie. Difficile pensare che ci si possa muovere più velocemente: la Roma ha ancora per le prossime tre stagioni il contratto con Sport & Salute – la società del ministero dell’Economia che gestisce l’impianto del Foro Italico – per giocare all’Olimpico. La società giallorossa ha rassicurato la controparte sull’impegno per l’Olimpico, ma ha anche comunicato che intende andare avanti con la realizzazione dello stadio di proprietà.
A parte la questione dello stadio attuale, ci sono due nodi fondamentali che, andando avanti negli approfondimenti, dovranno essere affrontati e determineranno in modo essenziale la tempistica: il problema degli espropri e quello della procedura da seguire.
Andiamo per ordine. Quasi tutti quei terreni sono stati soggetti ad espropri legati allo Sdo, a quella “città dei ministeri e degli uffici” ipotizzata a metà degli anni ’60 del secolo scorso. Qualche particella è ancora nelle mani di soggetti privati, ma quelle espropriate in passato potrebbero essere soggette alla “retrocessione”, cioè alla restituzione al proprietario originario qualora venga cambiato il motivo che determinato l’esproprio.
In Campidoglio già durante l’amministrazione Raggi, dopo l’addio a Tor di Valle, si è iniziato a studiare il problema. Sul tavolo c’è il “modello Juventus“, fare, cioè, come a Torino per l’Allianz Stadium. Il club bianconero ha ottenuto dal Comune di Torino il diritto di superficie per 99 anni sull’area su cui sorgeva lo Stadio delle Alpi. L’idea, da approfondire, del Campidoglio è di fare la stessa cosa con la Roma: cessione del diritto di superficie e non della proprietà.
Strettamente legata alla questione espropri, c’è la procedura da seguire. Il fatto che le aree siano sostanzialmente tutte di proprietà pubblica (Comune di Roma e Ferrovie dello Stato) renderà obbligatorio il ricorso alle procedure di bando di gara. Ma qui poi si apre il quesito, la cui soluzione spetta solo alla Roma, se utilizzare la legge Stadi, come per Tor di Valle, oppure ricorrere ad altre forme di accordo urbanistico.
Risolti questi due passaggi, si potrà ipotizzare un cronoprogramma più preciso.
All’esterno della nuova struttura, il piano per il nuovo stadio a Pietralata ha tra i suoi pilastri il sistema della mobilità collegata all’impianto: proprio uno dei punti deboli del vecchio progetto di Tor di Valle. Il fulcro sarà la stazione Tiburtina, posizionata a poche centinaia di metri dallo stadio: da lì sarà realizzato un percorso ciclopedonale che porterà in pochi minuti i tifosi sulle tribune, e viceversa.
FONTE: Il Messaggero – F. M. Magliaro / F. Rossi
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