Lo stadio della Roma ha ripreso a esistere, almeno nelle intenzioni. Virginia Raggi ha confermato il forte interesse politico del Comune ad accelerare i tempi: rappresenta una promessa elettorale che la sindaca vuole assicurarsi sfruttando gli ultimi mesi di mandato. In questo senso ha trovato la forte disponibilità dei Friedkin ad andare spediti verso la meta: non ci fosse stata la spinta mediatica esercitata dalla Roma, la revoca della delibera del pubblico interesse non sarebbe mai passata in seno all’assemblea capitolina. Ma ora bisogna passare ai fatti.
I Friedkin stanno preparando il progetto che potrebbero sottoporre in tempi rapidi al Campidoglio, se non nell’imminente incontro annunciato dalla Raggi, subito dopo l’estate. Ma con le elezioni previste in autunno, come è possibile che la Roma ottenga i permessi prima dell’insediamento della nuova giunta? Se la sindaca non dovesse essere confermata, quali garanzie i Friedkin riuscirebbero a strappare alla prossima amministrazione? Per questo occorrono cautela e pazienza.
La Roma ha avuto contatti con tutti gli attori in ballo per la poltrona. Calenda ritiene idonea l’area di Pietralata per il nuovo stadio, gli altri invece non sono usciti allo scoperto. Ieri Enrico Michetti, candidato dal centrodestra, ha replicato all’intervista della Raggi: “Dove si fa lo stadio lo decide il sindaco, non il privato. Per il sindaco la cosa importante è riqualificare il quartiere dove sorgerà lo stadio. Lo stadio è lo strumento che consente la riqualificazione. Se l’interesse collettivo si coniuga con l’interesse privato, l’opera si fa e si deve fare nel più breve tempo possibile”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida