Ieri il d.g. della Roma Mauro Baldissoni è partito per Miami con lo scopo di fare il punto della situazione con James Pallotta. La carne al fuoco è parecchia, e anche se il mercato avrà la sua parte nelle conversazioni, i punti focali riguarderanno il nuovo stadio e il marchio. Sul fronte stadio la situazione è in piena evoluzione. Ormai appare chiaro che il progetto originario dovrà essere modificato, ma la Roma vorrebbe che il taglio delle cubature non superi il 10-15% circa del progetto, mentre l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, pare intenzionato a una sforbiciata così grande da rendere superflua la modifica del piano regolatore.
Da Trigoria raccontano come negli incontri col Comune il punto di accordo pare sempre vicino, ma in realtà le settimane passano e la svolta non arriva. Morale: se si arrivasse a marzo, cioè alla fine della Conferenza dei Servizi con la Regione senza accordo, a Trigoria scatterebbe l’allarme rosso. Ovvio che sulla questione pesa la possibile causa di oltre 400 milioni per la mancata concretizzazione della Pubblica Utilità, ma i tempi biblici che un atto del genere comporterebbe sembrano non spaventare troppo l’amministrazione.
Sul marchio, invece, lo stallo è fatto in casa. Proprio per questo dagli Usa raccontano come la posizione del direttore commerciale, Laurent Colette, non sia più solida. Le versioni sulle ruggini sono contrastanti: l’«accusa» dice che il «main sponsor» latita (raccontano di mail presidenziali a volte furibonde), la «difesa» spiega come l’asticella, al solito, sia troppo alta per il valore del brand. Intanto, pare in arrivo un accordo (minore) con Linkem.