Alla dead-line fissata dalla legge mancano ormai meno di venti giorni. E il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle sembra finito su un binario morto. Il Campidoglio non ha mai votato nessun atto formale, a partire dalla variante urbanistica. Documenti decisivi, in assenza dei quali la Conferenza dei servizi convocata dalla Regione non potrà che seppellire una volta per tutte il sogno immobiliare di James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi, il famigerato «Ecomostro» già bocciato dall’Istituto nazionale di Urbanistica e bersagliato da tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese. Proprio Legambiente, se la giunta Raggi – smentendo quanto detto prima all’opposizione e poi durante tutta la campagna elettorale – dovesse in qualche modo riuscire a tenere a galla il progetto, sforbiciando appena le cubature e tagliando opere pubbliche come la metro B, è già pronta a rivolgersi al Tar. «Presenteremo ricorso – fa sapere il vicepresidente Edoardo Zanchini – perché resterebbe l’Ecomostro ma non una delle infrastrutture principali a carico dei privati, citata espressamente nella delibera della giunta Marino».
L’AUT AUT – Ma il punto oggi è un altro. O il Comune vota entro fine mese un provvedimento formale oppure sulla conferenza cala il sipario, così come sul progetto stadio. L’aut aut è stato esplicitato ieri dalla Regione: «Se entro il 31 gennaio non arriveranno atti da parte del Campidoglio, la conferenza non può andare avanti e si rischia lo stop», ha scandito l’assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita, al termine di quello che dovrebbe essere il penultimo vertice della conferenza. I rappresentanti del Campidoglio si sono impegnati genericamente «a completare rapidamente l’iter» entro il 31 gennaio, «quando bisognerà esprimere il parere finale», si legge nel verbale della conferenza. Ma nero su bianco, oggi, non c’è nulla: nessun atto della giunta, né dell’Assemblea capitolina. Anche per arrivare a una «sospensione motivata» della conferenza (massimo 30 giorni) come ragionano in Comune, servirebbe almeno un primo atto ufficiale. E ci sarebbe bisogno comunque del benestare collegiale della Conferenza.
LA RIVOLTA DEI GRILLINI – Contro il progetto Tor di Valle si è espressa molto chiaramente ieri la base pentastellata, proprio nel giorno in cui il ministro dello Sport, Luca Lotti, dichiara: «Spero che lo stadio si faccia, ma non mi compete». Il Tavolo urbanistico del M5S Roma ha preparato una bozza di delibera per annullare l’atto, ritenuto illegittimo, con cui nel 2014 il Comune conferì il pubblico interesse al nuovo stadio: «Siamo per la cultura della legalità e questo è qualcosa di diverso rispetto al balletto e alle presunte trattative sui tagli di cubatura», scrive il responsabile del Tavolo M5S, Francesco Sanvitto. La bozza è stata consegnata a tutto il gruppo consiliare grillino e all’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, «stadista», nel senso di favorevole allo stadio, ma non dei grattacieli. «Dopo l’annullamento – ragiona Sanvitto – bisogna ripartire da zero, dallo stadio, non dal business center. I nostri “portavoce” comincino ad attuare il programma elettorale». Le difficoltà dell’ala “turbo-stadista” della giunta, capitanata dall’assessore Frongia, che era riuscita a raggiungere un accordo con i privati (un taglio di appena il 20% delle cubature, ma cancellando la metro e il ponte sul Tevere) vengono rimarcate ovviamente dall’opposizione. «La base grillina boccia la realizzazione dello stadio – dice il consigliere Pd Giulio Pelonzi – è evidente lo scollamento tra la base M5S e la giunta, e la spaccatura all’interno della giunta stessa. Serve una seduta urgente dell’Assemblea capitolina».