Viene un po’ da sorridere, amaramente, a rileggere il titolo di questa pagina alla vigilia della partita d’andata: Giù la maschera, era l’esortazione alla Roma, in difficoltà per gli infortuni (strano, no?) e con Dzeko convocato ad appena due settimane dalla doppia frattura allo zigomo sofferta col Cagliari. Al massimo parlavamo di maschera, nessuno avrebbe potuto immaginare che la partita di ritorno si sarebbe giocata in piena estate, otto mesi dopo, e rigorosamente in mascherina, ma ovviamente l’obbligo varrà per quei pochi che saranno ammessi agli ingressi di uno stadio che resterà maestosamente deserto, e ne saranno esentati solo quelli che scenderanno in campo. 300 persone, compresi i protagonisti, varcheranno i cancelli stasera per rientrare dentro l’impianto del Foro Italico dopo l’incubo del Coronavirus, peraltro non ancora completamente esorcizzato.
Al bando ogni polemica dei giorni dell’incertezza: detto che questo non sarà mai il nostro calcio, da stasera gioca la Roma e per la Roma tiferemo in questa corsa al quarto posto, ognuno come può, a distanza, sperando di non doverci imbattere in quegli orridi artifici delle tribune fintamente colorate o dei cori modulati al computer, con il cursore alzato quando la palla entra in area. Questo sarà sempre il calcio del Covid, il nostro è un’altra cosa. E quando sarà, si vedrà. L’ultima volta che la Roma ha giocato senza il conforto del suo pubblico è stato addirittura 14 anni fa, e fu in campo neutro, a Rieti, contro il Cagliari, battuto 4-3. Curiosamente, 4-3 al Cagliari è anche il combinato disposto dell’ultima partita giocata dalla Roma, 115 giorni fa, il 1° marzo, quando i primi segni del Coronavirus si palesavano eppure nessuno immaginava a che cosa saremmo andati incontro. Per risalire a una partita a porte chiuse all’Olimpico bisogna invece andare indietro nel tempo fino a Roma-Real Madrid (0-3) dell’8 dicembre 2004. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco