La parola chiave è “Roma”. Ma anche “la Roma”. O meglio, tutte e due: perché se il club giallorosso non avesse portato il nome della città più antica e famosa al mondo, probabilmente Dan Friedkin, un anno fa, dopo aver sentito il racconto entusiasta del figlio Ryan, non avrebbe chiesto al suo team di dare un’occhiata a una squadra italiana di calcio. Poche settimane dopo averne parlato con il padre, Ryan era a Roma per studiare la città, passeggiare a Trastevere, fare foto allo stadio e alle vetrine dei Roma store, e poi inviare le immagini sul cellulare del padre. Con lui ha visto, a casa, le partite della squadra.
A 54 anni Friedkin non è solo tra i 500 più ricchi al mondo, con un patrimonio personale di 4,1 miliardi di dollari, ma molte cose ancora. E’ l’erede del più grande gruppo di importazioni di Toyota in Usa, il proprietario della catena di hotel Auberge Resorts Collection in Usa, Europa, Caraibi e isole Fiji, proprietario di due campi da golf, resort per safari in Tanzania, ha una casa di produzione, la 30West, una di riprese cinematografiche aeree, la Pursuit Aviation, quote nella Neon, che ha prodotto in Usa il film coreano “Parasite” e, da febbraio, della Altitude Media Group, la casa di produzione di “Moonlight”, “Lady Macbeth” e “Diego Maradona” di Asif Kapadia.
Allo staff sarebbe arrivato, si dice, un elenco di quasi mille nomi di persone raccomandate perché Friedkin trovi loro un posto nel calcio o nel cinema. L’uomo ha anche le sue paranoie: le case. Sa che l’Italia ha un’occasione straordinaria: costruire impianti di ultima generazione, perfette per tv, cinema e web, più avanzate rispetto a quelli delle altre leghe big d’Europa, che hanno costruito i loro dieci anni fa. Dieci anni, di questi tempi, significa paleolitico e questa l’unica parte della storia da cui Friedkin ha scelto di scappare, nel momento in cui ha deciso di innamorarsi di Roma.
FONTE: La Repubblica – M. Basile