Sofferenza e vittoria. Probabilmente, i due termini più utilizzati nel suo vocabolario da tre anni a questa parte. Da quando, cioè, a Napoli il ginocchio sinistro fece crac e la sua vita di colpo cambiò. Oggi quelli sono solo brutti ricordi, forse anche lontani, seppur ancora non lontanissimi. Ma ogni volta che parli con Strootman ti rendi conto che qualcosa nella sua testa c’è ancora e forse è anche inevitabile che sia così. È un sentimento misto di rabbia e attesa, la voglia infinita di provare a riprendersi tutto il tempo perso. Ecco perché le prime prestazioni di questo 2017 gli hanno accesso il cuore. Fino a Natale sapeva di essere tornato, ma non si sentiva ancora lui. Dopo Natale è come se fosse stata tirata una linea di confine. Adesso non è solo tornato, ma è anche lo Strootman che avevamo lasciato prima dell’infortunio: forte, decisivo, per alcuni versi anche semplicemente unico.
IN CRESCITA – «Non so se tutto questo mi ha cambiato, se il mio modo di giocare adesso è diverso rispetto a prima. Di certo c’è che oggi sono cresciuto tantissimo sotto il profilo caratteriale», dice il centrocampista olandese al match program della Roma. Ed apriti cielo, allora. Se c’era una qualità su cui Strootman non ha mai difettato è proprio il carattere. «Io in campo cerco di dare sempre il massimo, come del resto anche i miei compagni – continua lui –. Ma non so per quale motivo la gente sia così affezionata a me , probabilmente perché mi si vede dall’espressione del viso che do sempre il 100%. Sono in debito con i tifosi giallorossi, mi hanno sempre sostenuto, anche quando giocavo male. Ecco perché dico che quest’anno voglio vincere qualcosa ».
OBIETTIVI – Già, vincere, ecco che spunta l’altro concetto fisso nella testa di Kevin, quello che per tanti motivi va di pari passo con la lunga sofferenza. «L’obiettivo è arrivare fino in fondo ad ogni competizione e portare a casa almeno un trofeo. Dobbiamo andare avanti così, va bene anche vincere le partite per 10. Qualcosa, poi, strada facendo è cambiato: ora c’è la voglia di vincere sempre, di conquistare tutto. Anche la partitella di allenamento viene vissuta come se fosse una partita di campionato». E forse il segreto è proprio lì, nello stacco mentale da un momento all’altro. Ora la Roma ha fatto un bel passo in avanti e per andare a cercare la vittoria ha bisogno di gente di personalità, proprio come è Strootman.
MENTALITÀ – Che, poi, molto di quello che è oggi lo deve logicamente a se stesso, alla fatica, alla capacità di saper soffrire ed a quelle centinaia di ore passate in palestra mentre gli altri si divertivano sul campo. Ma lo deve anche a Luciano Spalletti, uno che su di lui ci ha puntato subito, anche se per poterlo recuperare davvero ha dovuto aspettare un po’. «Nel finale della scorsa stagione era anche giusto che giocassi poco, c’erano De Rossi, Pjanic e Nainggolan che a centrocampo stavano facendo benissimo – chiude il nazionale olandese –. Dall’inizio di questa stagione, invece, il mister mi ha cominciato a parlare tanto e lo fa anche adesso. Tatticamente lui è bravissimo, ci prepara molto bene per ogni singola partita, dandoci la possibilità di cambiare modulo anche in corsa, durante la stessa gara. In allenamento si respira la sua voglia di vincere, la sua mentalità, il suo desiderio di arrivare». Che poi, a pensarci bene, è un po’ anche lo stesso desiderio di Strootman. E chissà che il vero grande acquisto di gennaio alla fine non sia proprio lui.