Domani c’è la possibilità di cancellare l’ultima gaffe del nostro calcio. Nessuno grida al complotto, nemmeno Spalletti da Bucarest, ma la Corte sportiva d’appello è chiamata a rendere meno avvelenata la chiusura del 2016, accogliendo il ricorso d’urgenza della Roma che si basa su fatti incontestabili e su precedenti inequivocabili che nemmeno l’intraprendente giudice sportivo Mastandrea e il rivoluzionario procuratore federale Pecoraro possono tentare di smontare.
Hanno sbagliato in tandem, sovrapponendosi all’arbitro Banti e al quarto uomo Costanzo che adesso diventano i primi testimoni a favore del club giallorosso nell’appello. Loro hanno visto tutto, ma non sono stati creduti da Mastrandrea e soprattutto da Pecoraro. Che hanno usato la prova tv per cambiare arbitrariamente le regole in corsa. Senza che però ci fossero i presupposti. Hanno dunque agito con superficialità e improvvisazione, assegnando le 2 giornate di squalifica a Strootman.
Il giudice sportivo ha sbagliato 2 volte: 1) la norma sulla simulazione non prevede che Mastrandrea possa sindacare sull’intensità del contatto; 2) e se c’è stato il contatto, dato che Cataldi è stato squalificato per aver strattonato l’olandese, non esiste la simulazione. Nemmeno il procuratore federale ha convinto nel metodo. Ma Pecoraro è appena arrivato e si è solo fatto consigliare male.