La torta dello stadio colora la campagna elettorale. Aspettando il responso delle urne, i vari candidati richiamano l’attenzione sulle rispettive mosse che possono convincere i Friedkin e spostare il consenso dei tifosi della Roma. L’abiura al progetto di Tor di Valle, che in termini pratici comporterà la revoca della cosiddetta pubblica utilità sui terreni dell’ex ippodromo, ha risvegliato l’interesse privato dei costruttori e di conseguenza dei potenziali sindaci.
A metà mese Radovan Vitek sta per comprare i terreni proprio a Tor di Valle. Questo significa che nella sua testa l’idea di fare uno stadio non è mai tramontata. E la Roma, con la penna dei Friedkin, non ha rinunciato al sito ma al progetto, a quel progetto approvato da Virginia Raggi dopo una lunga negoziazione sulle cubature e sugli interventi infrastrutturali. Per cui almeno, almeno in termini teorici, Vitek potrebbe convincere i Friedkin (i contatti proseguono) a ideare uno stadio sostenibile nella stessa area. Al momento non se ne parla, più tardi si vedrà.
I proprietari della Roma non vogliono agganciare nessun carro politico. Decideranno con calma, una volta verificata la fattibilità di ogni area prospettata. Hanno valutato la riqualificazione dello stadio Flaminio, che incontrerebbe i favori di ogni schieramento politico ma sbatterebbe contro una serie di vincoli architettonici lungo quanto la via Aurelia.
Si sono informati su Tor Vergata, che ha il vantaggio di essere fuori dal tessuto cittadino ma sufficientemente vicino alla metropolitana e al Raccordo. E poi tiene banco la suggestiva possibilità dell’ex Gazometro, non lontano dal glorioso Campo Testaccio dove la Roma giocava quasi un secolo fa.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida