Bollito, involuto, finito a chi? Quella montagna di muscoli e gol sembra tornato il pezzo da novanta, come il numero di maglia, che stava facendo impazzire i romanisti prima che bollassero come logoro, esausto, sfinito, svogliato. E le etichette a Roma si staccano con i gol, non c’è altro modo. Il sedicesimo gol stagionale, il sesto in Europa League arriva dopo neanche un mese dall’ultima rete, contro il Verona in campionato il 20 gennaio, ma nel calcio che vorrebbe ogni tifoso non esistono pause, e 26 giorni sono una vita intera.
Eppure Lukaku ha dato la risposta più importante nel momento più difficile. In una serata difficile, passata a toccarsi l’inguine per un dolore che gli dava fastidio. Spesso Lukaku viene accusato di sparire nei grandi appuntamenti ma quello col Feyenoord, un play off da dentro e fuori, lo era: in una serata che può rivelarsi decisiva per la stagione della Roma ha fatto quello che doveva fare, palloni arrivati sempre pochi, ma uno è diventato il gol del-l’1-1.
Torna a essere il giocatore che risolve problemi e partite, insostituibile e instancabile. Forse la Roma non lo confermerà, il nuovo ciclo lanciato dalla famiglia Friedkin con la cacciata di allenatore, ds, dirigenti, ufficio stampa in venti giorni, non prevede spese folli per calciatori non giovanissimi. E Lukaku è già costato 18 milioni tra i 5 milioni versati per il prestito secco al Chelsea e i soldi (lordi) dell’ingaggio. Ne servirebbero 43 per riscattarlo, cifra già fissata con il club di Londra, ed è difficile pensare che la Roma voglia sborsare una cifra così importante.
FONTE: La Repubblica – M. Juric