Con quattro gol in dodici minuti la Roma femminile ribalta il St. Polten e bissa il successo ottenuto nel match d’esordio confermandosi in vetta al gruppo B della Women’s Champions League a punteggio pieno. a parimerito con il Wolfsburg che ha vinto 2-0 a Praga.
Ora la doppia sfida con le tedesche misurerà il livello delle ambizioni giallorosse. Al NV Arena la Roma vince 4-3 in una notte durante la quale accade di tutto. Pronti, via e si capisce subito chi farà la partita. Le ragazze di Spugna prendono infatti immediatamente il comando delle operazioni e dopo dieci minuti hanno già confezionato almeno cinque nitide occasioni da rete.
Ma l’imprecisione sotto porta costa carissima e al primo affondo il St. Polten conquista un calcio di rigore per un fallo della giapponese Minami su Brunnthaler. Il capitano delle austriache Eder calcia bene e angolato, Ceasar intuisce ma non ci arriva. L’inaspettato vantaggio galvanizza momentaneamente le padrone di casa, ma la Roma si compatta e ricomincia a macinare gioco. Giacinti e compagne, però, non trovano mai il guizzo decisivo e subito dopo l’intervallo il St. Polten raddoppia con un tiro di Schumacher. Spugna è incredulo.
La Roma non si arrende e al 75’ Linari accorcia le distanze con un siluro dall’altezza del dischetto. È l’inizio della rimonta. Passano appena due minuti e stavolta il rigore è per la Roma. Andressa centra il palo, Giacinti non sbaglia il tap-in. E all’80’ l’operazione ribaltone è compiuta, grazie al tiro dalla distanza di Giugliano sul quale il portiere di casa commette un errore grossolano e decisivo. Sette minuti dopo ci pensa Lazaro, ancora dalla distanza, a calare il poker, ma è una notte di Halloween anticipata e il gol di Mikolajova all’89’ regala un recupero da brividi.
Al fischio finale è festa Roma, poi Spugna analizza così prestazione e risultato. «Riprendere una partita così era quasi impossibile, abbiamo dimostrato grande carattere – spiega – ma dobbiamo imparare che soprattutto in campo internazionale tante occasioni non concretizzate si possono pagare».
FONTE: Il Tempo – M. Vitelli