Chiamatelo Tammy Tre Punti. Non solo perché ha già raggiunto la soglia dei 20 gol stagionali, ma anche e soprattutto perché tante delle sue reti in campionato sono servite per la classifica. Undici punti, per l’esattezza, ha fruttato Abraham alla Roma, con un’accelerazione nelle ultime due giornate in cui ha segnato solo lui in partite vinte 1-0.
Questa è la vera forza dei centravanti. La capacità di incidere e decidere, senza triplette fini a se stesse alternate a momenti vacui. Alla prima avventura fuori dall’Inghilterra, Abraham si è lentamente impossessato della sua nuova realtà, stabilendo un feeling fortissimo con la città e con i tifosi: “I love them“, li amo ha sussurrato dopo la giocata vincente contro l’Atalanta, che ha restituito un senso compiuto al campionato della Roma.
Il giorno dopo, rilassandosi dallo stress della partita, Abraham sembra molto concentrato sulle prossime sfide: “È un onore per me aver segnato 20 gol in questo club pazzesco – ha detto ai canali della Roma – Ma c’è ancora molto da fare, spero. Il viaggio è appena cominciato e voglio continuarlo. Sono qui per segnare tante reti che aiutino la squadra a vincere le partite, come è accaduto contro l’Atalanta”.
Otto volte in Serie A Tammy ha firmato la prima rete della partita, altro elemento significativo. E spesso ha messo il marchio sulle partite importanti: tre gol all’Atalanta, uno al Milan, uno alla Juventus più quello ingiustamente annullato da Orsato a Torino. Con l’Inter non ha invece giocato per colpa di una squalifica ingiusta. È capitato insomma che Abraham non sia risultato decisivo più per colpe di altri che proprie.
Adesso può continuare la serie in Conference League, torneo di cui è provvisoriamente capocannoniere con 6 gol, alla media spaventosa di uno ogni 50 minuti giocati. Mourinho, che lo stimola sempre a migliorare e lo coccola come un nipotino, si aspetta anche contro il Vitesse un regalo che faciliti la qualificazione ai quarti: gestirà con attenzione le energie ma vuole chiudere la pratica già in Olanda.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida