Non è solo un problema di gol, ci sta che ci siano dietro delle questioni tattiche e fisiche, o di semplice umore. Chiariamo subito un punto: discutere Tammy Abraham, 27 reti la scorsa stagione, è follia; cercare di capire il perché di certe prestazioni non alla sua altezza, però si può, forse si deve.
Rispetto allo scorso anno, sono cambiate alcune cose intorno a lui proprio da un punto di vista tattico: da uomo di riferimento in tutto e per tutto è passato a vivere a stretto contatto con altri attaccanti del suo livello, su tutti Dybala.
La Roma gioca in maniera diversa, i trequartisti sono poco spalle e gli giocano distanti, e spesso si trova isolato o assuma una posizione alla Dzeko. Lo scorso anno aveva una condizione fisica migliore e reggeva il confronto con tutti, ora stenta e ha bisogno di cercare il dialogo con i suoi compagni di reparto. La Roma fatica a creare situazioni pericolose in area avversaria e lui soffre.
Mourinho ora può contare anche su Belotti che, nel tempo, servirà anche a dare fiato all’inglese. Il problema che appare evidente, dunque, è fisico: Tammy non è (ancora) brillante, non riesce a fare la differenza.
I gol, dicevamo: nelle cinque partite fin qui disputate, ne ha realizzato uno, a Torino contro la Juve. Lo scorso anno, nelle prime cinque partite di campionato era a quota due (Salernitana e Udinese) e aveva fatto in tempo a timbrare il cartellino in Conference, nella sfida contro il Cska.
Un appuntamento, quello europeo, che ora non ha ancora potuto onorare: giovedì la Roma va in Bulgaria, per la prima di Europa League contro il Ludogorets, e lui non sta bene, ha riportato un problema alla spalla sinistra dopo un contrasto con Becao a Udine.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni