Tiago Pinto odia lo sci, raccontano. Eppure il Gm portoghese è costretto da giorni a esibirsi in uno snervante, infinito slalom gigante tra i paletti del Pair Play finanziario. Vendere bene e comprare meglio, c’è scritto sui cartello appiccicato al cancelletto di partenza. Cioè, vendere a tanto e comprare a poco. Facile? Non proprio.
Tiago lo sa. La Roma, lo sottolinea la realtà, non potrà fare (non lo sta facendo, infatti) un mercato aggressivo. Tipo: voglio quello, vado e me lo prendo. Volere non è potere, nei suo caso. Da qui gli ingaggi già perfezionati di Aouar e N’Dicka a parametro zero. Che però, esattamente come quelli che costano un botto, non ti danno la garanzia assoluta di un buon affare. Due esempi per tutti, il top e il fiop dell’ultima Roma: Dybala e Belotti. A Mourinho serve come il pane gente che sappia far gol.
La Roma nella stagione che si è appena conclusa ha segnato meno che in quella che le aveva portato la Conference, segno che il “mal di gol” è stato il suo maggiore, costante limite. Non v’è dubbio, perciò, che l’investimento maggiore (tecnico, non soltanto economico) dovrà essere fatto per l’attacco, anche per sfruttare la classe cristallina di Dybala. Paulo resta, vero Pinto?
FONTE: Il Corriere della Sera – M. Ferretti