Ha ragione Aleksandar Kolarov. Non è giusto dubitare della voglia sua e dei compagni di «vincere» ogni volta che scendono in campo […]. E ha ragione quando dice che è arrivato il momento di comportarsi da «uomini veri» (noi vogliamo sperare che lo siano sempre stati, comunque). […] Anche perché, alla vigilia di una partita delicatissima come quella contro il Real Madrid, bisogna essere coraggiosi per richiamare l’attenzione su di sé e alleggerire quella sui compagni e sul tecnico aprendo una polemica con i tifosi. E dicendo loro che possono tifare e fischiare ma non parlare di «tattica», perché un tifoso «capisce poco» e tutti «chiacchierano molto».
Però avere coraggio non significa per forza avere ragione e stavolta Kolarov non ce l’ha. Primo, perché i tifosi sono, come ogni gruppo sociale, diversi fra loro: c’è chi capisce e chi no. Secondo, perché una cosa è saper giocare a pallone, altra è giudicare una partita. Terzo, il calcio non è fisica nucleare: è un gioco bellissimo proprio perché facile da seguire, tanto facile da avere milioni di appassionati che lo guardano anche perché lo capiscono. Infine, si potrebbe fare una domanda a Kolarov: [….] perché la Roma di fronte a una squadra molto più debole come l’Udinese, non ha trovato un minimo accorgimento tattico per superare il muro eretto dagli avversari? Ma a Kolarov chiediamo altro: una grande partita stasera, sua e dei compagni. E se arriverà, allora sì che non capiremo più niente di niente. […]