L’attere Claudio Santamaria, tifoso romanista, ha rilasciato un’intervista dove ha parlato della Roma, di Mourinho e di Totti…
Santamaria, che miracolo vorrebbe vedere nel calcio? “La risposta rischia di essere da Miss Italia, banale. Ma sarebbe miracoloso vedere sparire la violenza, anche quella razzista-verbale, quel brutto disagio sociale che si è riversato in uno sport meraviglioso come il calcio. Se invece vogliamo parlare di un miracolo più… prosaico, che la Roma vinca di nuovo lo scudetto. Per quest’anno sarebbe ottimo arrivare in Champions. E già che ci siamo, mettiamoci anche questo miracolo: vedere Messi a fine carriera in giallorosso, per il puro spettacolo e la visibilità che darebbe alla squadra nella storia, come Maradona e Napoli”.
Tifa Roma da sempre? “Sì, mio padre e i miei due fratelli grandi mi hanno instradato. Ma sono un fedele non praticante. Mi piace ancora guardare le partite, ma mi fermo lì”.
Allora l’ultima volta all’Olimpico è quando ha sventato la strage nei panni di Jeeg Robot? “Esatto, davvero eh. Sono stato un tottiano, ho ricominciato a rivedere le partite per lui dopo una gara di tanti anni fa, non ricordo quale. Mi ci portò un amico e fu una grande emozione vedere giocare Francesco giovanissimo: era virtuoso, coi capelli lunghi, correva col pallone attaccato ai piedi e già si vedeva che era una spanna sopra tutti”.
Qual è la partita che ricorda con più piacere? “L’ultima nell’anno del secondo scudetto, credo contro il Torino. Ma più per il dopo. La festa in casa e nelle strade, la gente impazzita dalla gioia. Avevo 8 anni, mia madre mi aveva cucita una bandiera manomessa su una canna di bambù. Sono sceso in strada, la bandiera sventolava che era un piacere, ero felice. Me la rubarono due in vespa sotto casa. Un trauma infantile. Purtroppo mi è rimasta in testa anche la finale di Coppa Campioni persa contro il Liverpool. Ricordo come la comunità fosse entrata in una specie di bolla depressiva. E lì ho capito quanto il calcio fosse importante per la gente. Con mio fratello non ci potevo parlare. Comunque ci furono incidenti. E la violenza, oltre all’episodio della bandiera, mi ha un po’ allontanato dal calcio”.
Chi è il Jeeg Robot del calcio? “Non ne vedo in circolazione. Per me l’ultimo Jeeg Robot è stato Francesco Totti e non solo perché giocava nella Roma. Forte, trascinatore, altruista e una vera bandiera. Ai tempi del film, dicevo che volevo buttarlo nel Tevere per ridargli la magia che ci aveva deliziati”.
Un personaggio da film? “Beh, Mourinho. Un vero protagonista da Oscar, uno che ruba la scena. Istrione, personalità da vendere, carisma, dialettica. Spero sia rimasto un vincente”.
Il suo giocatore totem? “Ne dico due. Bruno Conti e Roberto Falcao, i due più forti del Mondiale ’82 per me bambino. Conti era una specie di divinità porta fortuna. Lo immaginavo sempre sorridente come il Buddha. E poi Falcao: elegante e stupendo, aveva pure il nome pazzesco. Falcao, senta come suona. Chi non si vorrebbe chiamare Falcao…”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. Bianchi