Le domande e le risposte sono di questo tenore. Già, ma come? «Con una nuova delibera». «No, sempre con la vecchia ma ad altre condizioni». Va bene, ma quando? «Interverremo subito». «Anzi, no: meglio tra un po’». Sulla stadio di Tor di Valle l’unica certezza che regna nel M5S è la consapevolezza dell’incertezza del da farsi. Sarà una strategia per confondere gli avversari? Chi lo sa, di sicuro la fotografia, mossa e sfocata, è questa. Il gruppo grillino in consiglio è spaccato, a nulla o quasi è servita la riunione fiume dell’altra notte. L’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, «stadista» a targhe alterne, ora ha bollato l’ecomostro da un milione di metri cubi «come scelta folle». Spiegando che il progetto presentato dalla coppia Parnasi-Pallotta dovrà dimagrire di un terzo per rimanere dentro al Piano regolatore, senza accedere a varianti urbanistiche. Altrimenti possono anche «cambiare area». Il Campidoglio, fronte Daniele Frongia, continua a spiegare che l’operazione calcistico-immobiliare «va avanti» a tutta birra o quasi.
Di sicuro la discussione continua per la sua strada in conferenza dei servizi in Regione dove al momento è analizzata l’idea originaria che prevede intorno allo stadio giallorosso tre torri. Venerdì è in programma un altro vertice in Comune tra Frongia e il club di Trigoria: quale sarà la linea pentastellata sullo stadio?
LE PAROLE In questo caos, una notizia è arrivata dalla consigliera regionale del M5S, Silvana Denicolò: «In Comune stanno lavorando alacremente ad una nuova delibera sullo stadio». Significa rivedere quella del 2014 sulla pubblica utilità presentata dall’allora giunta Marino e approvata in consiglio comunale. E quindi procedere a un dimagrimento dei volumi, in cambio di meno opere pubbliche a carico dei costruttori.
Il tutto, dunque, con un nuovo passaggio in Aula Giulio Cesare. Perché, come nota la grillina, «lo stadio della Roma rappresenta solo il 15/20% del progetto complessivo». Il resto, come urlavano i pentastellati in campagna elettorale, sarebbe «una speculazione edilizia, e noi diremo no».
LA MAGGIORANZA Il presidente della commissione capitolina Trasporti Enrico Stéfano prima dice che «ci saranno dei ritocchi» sul progetto originario «cose da rivedere insieme alla società». Ma le cubature vanno ridotte? Il consigliere veterano dice di sì. Con questa formula un po’ politichese: «Ci sono diverse ipotesi sul tavolo, non solo quella. L’ipotesi di mantenere la versione originaria non è quella maggioritaria, ma tutte le ipotesi restano sul campo».
Il vero problema sono i tempi e soprattutto i modi. L’iter è comunque incardinato in Regione, che a febbraio dovrebbe chiudere la conferenza dei servizi. Nel M5S c’è anche chi pensa di cambiare in corsa il progetto in quella sede. Anche se in molti sono consapevoli del contrario: occorre prima passare da una nuova delibera sulla pubblica utilità e quindi serve un accordo con Parnasi-Pallotta per tracciare un tratto di penna sul primo progetto.