Non c’è Roma senza Mkhitaryan. Lo sa Mourinho, ora lo confermano anche i numeri. Da quando l’armeno s’è fermato, i giallorossi in campionato hanno frenato. Due punti in tre partite con Bologna, Fiorentina e il retrocesso Venezia ai quali sommare appena un gol. Sì, una rete in 180 minuti, nessuna nelle ultime due trasferte quando nelle due precedenti (Sampdoria e Inter) era stato proprio l’armeno a lasciare il segno.
Non che in stagione l’ex Arsenal sia stato così prolifico (in totale 5 reti) come accaduto nel recente passato (15 gol nel 2020-21) ma con lui in campo la squadra gioca meglio. José se ne è accorto a novembre quando decise il passaggio definitivo alla difesa a tre. Gli serviva un regista, un play che dettasse i tempi abbinando la qualità di un trequartista. La scelta non poteva che ricadere sull’armeno: “Per me ha tutto, esperienza, tecnica, condizione atletica. Ma la sua dote migliore è la personalità e la forza psicologica”.
Un’investitura a pieno titolo. Ma non solo a parole. Perché prima dell’infortunio patito contro il Leicester, Micky ha praticamente giocato sempre. Quarantatré presenze su 49: per un calciatore che in carriera ha sempre dovuto fare i conti con qualche problema fisico, quasi un inedito.
Alla Roma manca come l’aria. Lo Special (che con lui ha vinto il suo ultimo trofeo, l’Europa League del 2017 contro l’Ajax, con una delle due reti siglata proprio di Micky) non ne può fare a meno. E l’altra sera quando gli è stato chiesto delle sue condizioni, non ha voluto dare particolari indicazioni: “La mia non è la volontà di preservare qualcuno, non c’è perché è infortunato“. Stop. Nessuna voglia di regalare uno spiraglio di ottimismo. In realtà, la situazione volge al roseo. L’armeno infatti è in via di guarigione dalla lesione di primo grado al flessore destro riportato nella gara d’andata contro il Leicester.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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