Eh già, alla fine le parole di Silvio Berlusconi, che di calcio se ne intende, anche oggi risuonano: le «bandiere non si toccano», diceva il Cavaliere. E la bandiera in questione, oggi come ieri, è sempre la stessa: Francesco Totti. Sceso in trincea perché, nel vorticare di immagini virali sparate nel web a sostegno del sì o no, il suo celebre fermo immagine in cui rivolgeva alla Juve, dopo un 4 a 0,un gesto di sfottò, è entrato nell’artiglieria del No, in un fotomontaggio abbinato a Matteo Renzi. E dunque, il campionissimo della Roma, ha inviato una diffida urbi et orbi ad utilizzare la sua immagine per scopi politici, «tanto più nell’ambito del di battito elettorale che dovrebbe essere circoscritto al civile confronto sul merito del referendum, evitando inutili strumentalizzazioni». Che ci vogliamo fare: ai tempi della politica pop, che le figure popolarissime finiscano nel calderone della contesa è quasi fisiologico. D’altronde, essendo Totti l’ottavo Re di Roma, non esiste motivo per cui non potesse diventare assessore al Campidoglio. E dunque qualche mese fa è stato a lungo tirato per la maglietta dai candidati a Sindaco. C’è chi l’ha fatto formalmente, come Carlo Rienzi, in corsa da primo cittadino con la sua lista dei consumatori. Chi l’ha fatto più mediaticamente che altro, come Guido Bertolaso. Avere Totti in Giunta, disse, «è un’idea suggestiva, ci si può pensare». E ai tempi del duello tra il campione e Spalletti, Storace si schierò dalla parte del giocatore, e Giorgia Meloni, intervistata a Un Giorno da Pecora su Radio 2, disse che il numero 10 da sindaco sarebbe stato probabilmente meglio di Marino. Ma al di là delle boutade, Totti fu trascinato in campagna elettorale quando espresse il suo favore per le Olimpiadi nella Capitale, posizione vista da molti come un endorsement a favore di Giachetti.
Ma, anche Giachetti, tra i candidati a sindaco, provò a portare al suo mulino la popolarità di Totti dicendo, nel corso di una puntata di Matrix, che se avesse vinto gli avrebbe chiesto consiglio su come promuovere lo sport a Roma, soprattutto in periferia. Se, tuttavia, può sembrare poco un Totti assessore, c’è qualcuno che gli ha dato il giusto merito: eccolo ricevere cinque voti per l’elezione a Presidente della Repubblica nel 2015. E se un campione come lui è un simbolo, facile diventi anche metafora: così Massimo D’Alema regalò a Renzi la maglia numero 10 giallorossa, gesto interpretato come uno sberleffo alla furia rottamatoria del premier. Ma capitò che il buon Francesco fosse coinvolto nella campagna elettorale anche con qualche fibrillazione. Accadde nel 2008, quando si votava sia per le politiche che per il Campidoglio, con candidati Veltroni e Rutelli. Il feeling tra Walter e Francesco calciatore è sempre stato noto e mai nascosto. E confermato quando il campione si presentò ad una festa organizzata per il passaggio del testimone tra i due esponenti della sinistra(Rutelli infatti si candidava al Campidoglio al posto di Veltroni, che correva da premier). Ma fu una lettera inviata da Francesco (calciatore) a Francesco (candidato) a scatenare la bufera: «In bocca al lupo per la tua partita», gli scriveva. Frase che venne stampata sui manifesti elettorali. Berlusconi protestò: «Non ci sta con la testa». Ne nacque una grande polemica, e Veltroni cavalcò la cosa nel finale di campagna elettorale, decantando a Piazza del Popolo l’animo buono del campione giallorosso. Il dissidio tra il Cavaliere e il fuoriclasse, tuttavia, è totalmente sfumato negli anni. Il primo ha parlato bene del secondo una marea di volte. Affetto ricambiato. Lo dimostra il video messaggio di auguri del campione per gli 80 anni del leader di Forza Italia. D’altronde, tra bandiere…