Se la partita con l’Atalanta doveva rappresentare la prova del nove per la Roma di Spalletti, eccovi serviti. Vogliamo essere sinceri? Siamo davanti a una «mezza squadra», nel vero senso della parola. A Bergamo (come in altre occasioni) i giovanotti giallorossi giocano un buon primo tempo, fallendo un paio di facili occasioni. Poi, nei secondi 45’, si dissolvono, anche per i cambi poco indovinati del mister. Così non solo si fanno raggiungere (come è successo a Cagliari o con l’Austria Vienna), ma a una manciata di secondi dalla fine, per un dissennato fallo in area di rigore (protagonista Paredes), lasciano i tre punti agli increduli nerazzurri di Gasperini. Ora, ragioniamo: può una squadra simile aspirare a traguardi ambiti, europei o nazionali? La risposta è: no. Per diversi motivi.
Primo: le partite durano 90’. Secondo: se non si ha carattere, non si va lontano. Terzo: manca la continuità che solo chi allena può dare ad una squadra. Quarto: l’innegabile calo fisico che non si è presentato soltanto a Bergamo. È inutile fare voli pindarici che illudono i tifosi che ogni anno, puntualmente, debbono ingoiare bocconi amari. Guardiamo la classifica: la Juve è ormai in fuga, con 7 punti di vantaggio. Ma attenzione alle spalle: oltre al Milan, che divide con la Roma il secondo posto, ci sono la sorprendente Atalanta, la cinica Lazio e il Napoli, che ha ripreso a marciare. Spalletti entrerà in Champions? (…)