Una partita brutta, sporca e cattiva non può che finire in scene da «far west». Quelle che coinvolgono un «gentleman» come Paulo Fonseca e il suo vice (meno «british») Nuno Romano, che a fine partita circondano Massa e vengono espulsi per proteste, con l’allenatore che applaude sarcastico e deve essere quasi portato via dallo staff giallorosso.
Motivo? Il gol non convalidato a Kalinic al 45’ della ripresa per una spinta precedente del croato a Pisacane, che finisce addosso a Olsen e nel contatto addirittura sviene. Il recupero «monstre» di 11 minuti non cambia il risultato: finisce con l’1-1 maturato nel primo tempo grazie alle reti di Joao Pedro su rigore e Ceppitelli nella porta sbagliata (autogol). Ma la rabbia della Roma, anabolizzata anche nel dopo partita dal presidente Pallotta, è venata anche da un senso di frustrazione, visto che Diawara deve uscire per una rottura del menisco – forse procurata da un precedente duro intervento di Cigarini, dicono i giallorossi – e a fine gara anche Dzeko deve andare sotto i ferri per una doppia frattura dello zigomo.
Al netto di tutto, la squadra di Fonseca avrebbe meritato la vittoria ai punti per il volume di gioco prodotto rispetto ad un Cagliari che, rigore a parte, tira in porta solo una volta, ma resta imbattuto per la quinta volta di fila. Peraltro, come da letteratura, a negare i tre punti è l’ex Olsen – peraltro ancora di proprietà della Roma – che con almeno cinque interventi prosciuga quello che viene creato col 67% di possesso palla, peraltro sfruttato in modo non brillante, tant’è che questo è il 3° pari interno in 7 gare di campionato (non accadeva dal 2004-05), mentre, come sempre, finora in campionato almeno un gol al passivo all’Olimpico arriva.
FONTE: La Gazzetta dello Sport