Qualche settimana fa, a Sky, misero in collegamento Spalletti e Dzeko: l’attaccante sorrideva per aver segnato, ma il tecnico, sentenziò: «Bene il gol, ma mi aspetto di più». Domenica stessa scena, solo che al posto di Dzeko c’era Paredes: Spalletti saluta, lascia la parola al suo centrocampista, ma prima dice: «Bravo Leo». Una sentenza: Dzeko è giocatore fatto, l’argentino invece ha bisogno di certezze e fiducia. Soprattutto adesso che, a 22 anni, sta compiendo il salto di qualità.
CORSI E RICORSI – Spesso, parlando di Paredes, si dimentica che è nato nel 1994: alla sua età De Rossi aveva 60 partite di Serie A alle spalle, Paredes è 51 e, come Daniele, ha incontrato ora l’allenatore che potrebbe cambiargli la carriera. De Rossi, infatti, conobbe Spalletti nel 2005, quando era coetaneo di Leandro, e le analogie non finiscono qui: era un giovane papà, visto che Gaia è nata il 16 luglio di quell’anno, e anche l’argentino lo è, e sta per avere il secondo figlio. Se Spalletti riuscirà a lavorare con Paredes come ha fatto con De Rossi solo il tempo potrà dirlo, intanto il rapporto comincia a crescere: «Lo devo ringraziare per la fiducia che mi sta dando – le parole del giocatore dopo il Palermo –. Ma devo ancora migliorare».
CONFRONTI – I paragoni d’altronde sono di quelli che contano: Spalletti lo ha messo sullo stesso piano del suo pupillo Pizarro e di Pjanic, dicendo che gli ricorda il primo ed è migliore del secondo, e dopo qualche momento di appannamento, dovuto forse alla troppa pressione che sentiva e a tratti sente ancora, Paredes sta crescendo. Il gol – fortunoso – contro il Palermo è solo la ciliegina sulla torta, la sostanza dice che ha centrato il 93,2% di passaggi riusciti su un totale di 88, toccando il pallone 107 volte. In Coppa è sempre sceso in campo e in campionato non è stato impiegato soltanto contro Samp e Fiorentina. E in 7 occasioni (Udinese, Crotone, Napoli, Palermo in campionato e le tre di Europa League) Spalletti non l’ha sostituito, segno che anche dal punto di vista fisico risponde bene.
A LEZIONE – Domenica tornerà ad Empoli, la città che lo ha fatto crescere e considera una seconda casa. Domani invece, contro il Sassuolo, proverà a giocare la terza partita di fila da titolare in A, magari al posto di uno tra Nainggolan e Strootman. «Da loro imparo ogni giorno», ha ammesso Paredes e stavolta non è una frase fatta. I tre del centrocampo lo hanno preso sotto la loro ala – soprattutto De Rossi –, ma anche gli altri argentini del gruppo se lo coccolano. Con Perotti, Fazio e Iturbe forma una sorta di famiglia allargata, sempre insieme, in ritiro come nei momenti liberi, e anche questa serenità lo sta aiutando a sentirsi più sicuro. Che poi è la cosa che vuole Spalletti: concentrazione e responsabilità, senza che scotti il pallone. Ed è questo l’aspetto dove Paredes deve ancora crescere. Sarà un caso, allora, che contro l’Austria Vienna il giocatore a cui ha passato più volte il pallone è stato Totti?