Anche per uno che in turco (antico) fa di nome Oceano, imparare a nuotare nelle insidie di Roma non è stato facile. Undici mesi fa, Cengiz Under avrebbe dovuto fare le valigie a furor di popolo: oggi è il fiore all’occhiello della rosa giallorossa. Tutto o niente: nel giugno del 2016 venne pagato 700 mila euro dall’Istanbul Basaksehir. Ora la sua valutazione, con le discussioni relative al suo adeguamento e prolungamento di contratto in essere, si aggira sui 40 milioni. Ed è proprio questa crescita improvvisa che ha rischiato di far perdere’ l’attaccante. Immaginate: ragazzino tutto casa e Trigoria al suo arrivo in Italia, all’improvviso diventa personaggio pubblico. Della serie: se esci, la gente ti riconosce, ti chiede l’autografo, vuole la foto ricordo. E non solo: il tuo manager inizia a ricevere telefonate da altri club che promettono mari e monti a livello d’ingaggio, quando torni in nazionale sei il punto fermo del ct Lucescu e di una nazione.
LA CRESCITA – Anche persone più mature e navigate, avrebbero avuto un leggero capogiro, simile ad una sorta di celata onnipotenza. Figuriamoci un ragazzino di 21 anni. E così capita che non si rincorra in campo l’avversario come in passato o che magari si possa far ritardo ad una riunione tecnica prima di una gara di campionato. La Roma se ne è accorta. E in silenzio, si è fatta sentire. Forse non è un caso che da quel Roma-Spal (20 ottobre), dove Di Francesco pur non facendo nomi aveva lasciato intendere come non gli fosse piaciuto l’atteggiamento di alcuni giovani (e tra questi c’era anche Under), il turco abbia inanellato due ottime prestazioni contro il Cska Mosca (gol) e il Napoli (assist). Ora spera nel tris, domani a Firenze dove incrocerà Chiesa. Proprio il calciatore che in estate la Roma aveva pensato di acquistare, prima di virare su Malcom (a proposito: a Trigoria smentiscono qualsiasi voce relativa a un possibile ritorno di fiamma per il brasiliano, ndc), poi svanito al fotofinish. Avrebbero fatto coppia, alternandosi. Forse. Perché se hai Under e Chiesa insieme, difficilmente non trovi il modo per farli giocare insieme. Anche se partono entrambi da destra e se uno è mancino e l’altro è destro. Cengiz in questo primo scorcio di campionato è già arrivato come minutaggio (572 minuti) più o meno alla metà di quanto aveva giocato lo scorso anno (1256).
LO SCHEMA – È un calciatore che il meglio, sia con il 4-3-3 che con il 4-2-3-1, lo dà in avanti: 24 cross su azione, 3 assist, 1 gol, ben 14 occasioni create. Della serie: si vede (e si sente) anche quando non segna. In campionato ha tirato verso la porta avversaria 14 volte, 8 trovando lo specchio ma segnando soltanto contro il Frosinone, con il sinistro, la sua specialità. L’indice di realizzazione è basso (7%). Chiesa ha segnato invece 2 volte ma con 280 minuti (852) in più a disposizione nei quali ha numeri in linea con il turco: 22 tiri totale (9 nello specchio), 24 cross su azione, 1 assist e 17 occasioni create sulle 44 complessive della squadra viola guidata da Stefano Pioli.
Nella Roma, che vanta il quarto attacco del torneo (17 reti), che attualmente è la squadra che in serie A produce il maggior numero di azioni da gol (58: il Napoli è secondo con 56, poi la Juventus con 54, il Milan con 51, l’Inter con 39 e la Lazio con 35), se Dzeko è la freccia, Under deve tornare a essere l’arco. In due hanno segnato i gol di El Shaarawy: pochi. A Firenze serve che almeno uno dei due si sblocchi. Under è pronto.