Come li unisci oggi De Rossi e Florenzi? Come fai a non mettere in prima l’enormità di De Rossi in Curva Sud? Ma come fai a non salutare come si deve un ragazzo di Roma – capitano fino a ieri – che lascia la Roma? De Rossi ha pure detto «Vado in Curva Sud, ma’». L’ha detto quasi come un “mi trasferisco a New York” o “cambio lavoro” o “mi sposo”, come una di quelle comunicazioni importanti da dare ai genitori, un “eh sì” sottinteso, perché – eh sì – è giunta l’ora di andare “il mio posto è là”. «Vado in Curva Sud, ma’», l’ha detto come fanno i ragazzini che vanno a vedere la Roma. Come l’abbiamo detto tutti. Mentre Florenzi invece se ne va.
La verità è anche che non so minimamente cosa dire davanti allo spettacolo antropologico di De Rossi in Curva Sud. I brividi e basta. Si è già scritto da sempre che è noi, che è noi in campo, che è quel miracolo di sentimenti-diamante, che è quel che è… Si è scritto tutto su di lui e lui ha avverato tutte le scritture mantenendo anche le parole. In principio era il Verbo, Falcao e “un giorno mi troverete nel settore ospiti con panino e birra in mano”. Sarà bellissimo. Lo è stato.
De Rossi in Curva Sud è una cosa semplice e enorme, una pura botta d’adrenalina, l’ennesimo shock d’orgoglio che t’arriva dritto nelle vene fino al cuore e ti riempie di ciò che t’appartiene: la Roma. De Rossi in Sud è un orgoglio sconfinato, qualcosa più esplosivo e mattutino dell’Inno alla Gioia, la follia e la bellezza di un amore strepitoso pirotecnico e poetico. Quotidiano. Un «Ma’, vado allo stadio». Anzi in Curva Sud. Ma’.
Florenzi se ne va quasi all’improvviso e pure dopo un addio che sembra infinito. È da tanto tempo che se ne sentono tante su questo ragazzo, uno che alla Roma ha dato due crociati, che ha giocato sempre dove glielo hanno chiesto, uno – per me – non che ha fatto un super gol al Barcellona, ma che ha segnato alla Juve e alla Lazio. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci