Un sogno di inizio estate destinato a tramutarsi nella pazza gioia di uno scudetto scucito alla Lazio. Esattamente vent’anni fa la Roma festeggiava l’arrivo di Gabriel Omar Batistuta, l’acquisto più incredibile della storia giallorossa.
Più di Falcao, perché in quel momento (con Ronaldo ai box) Bati-gol era l’attaccante più forte del pianeta. Era il 2 giugno quando intorno alle 19,30 arrivò l’annuncio tanto atteso: Batistuta passa dalla Fiorentina alla Roma per 70 miliardi e un ingaggio annuale di 14,8 miliardi lordi.
Era l’inizio della Repubblica di Franco Sensi che reagì subito al tricolore biancoceleste calando l’asso più pesante sul tavolo. Una spesa folle per qualcuno visto che il Re Leone aveva già 31 anni, un atto d’amore estremo per tutti gli altri che 4 giorni dopo riempirono la curva Sud per la presentazione del bomber argentino che aveva un curriculum da far venire i brividi: 331 presenze e 207 gol con la Fiorentina.
Gli mancava uno scudetto. Lo porterà di prepotenza a Roma insieme ad altri campioni come Totti, Cafu, Montella, Samuel, Emerson e Aldair (ieri 17 anni dalla gara d’addio di Pluto). Alla fine saranno 20 i gol messi a segno: dal bolide ai viola alla mitraglia nel derby passando per la doppietta di Parma.
Ricordi indelebili prima del declino del campione che 15 mesi dopo lascerà la Roma visti i tanti problemi fisici che ancora lo fanno soffrire. Sensi non badò a spese, prese il meglio sul mercato. L’arrivo di Gabriel fu la spinta finale a un gruppo fortissimo. Un campione totale, al fianco di Totti era devastante. “Oggi mi pare impossibile ripetere un colpo simile”, il ricordo di Cristiano Zanetti.
Oggi, a 20 anni di distanza, la Repubblica romanista è decisamente più povera (parla il bilancio). Con la Lazio in corsa scudetto e Friedkin ai saluti, Pallotta non può promettere acquisti alla Bati. Al massimo può cercare di trattenere quei pochi gioielli rimasti.
Su tutti Zaniolo che tra pochi giorni tornerà ad allenarsi in gruppo per lo sprint finale. Solo l’obiettivo quarto posto può garantirne la permanenza. E allora, per scacciare brutti pensieri, ricordiamo quella criniera bionda in un afoso giorno di giugno di 20 anni fa e uno scudetto da accarezzare.
FONTE: Leggo – F. Balzani