Nel cuore dei tifosi giallorossi ci sarà sempre spazio per Dino Viola, presidente del secondo scudetto della Roma e della finale di Coppa dei Campioni, che rappresenta il punto più alto raggiunto a livello europeo nonostante la sconfitta davanti al suo pubblico. Ieri si celebravano i trentuno anni dalla scomparsa di Viola. Il 19 gennaio 1991 un brutto male lo portò via a 75 anni.
C’è stata una Roma prima e dopo Viola: nel periodo precedente al suo arrivo si parlava di “Rometta”, che una finale di Coppa dei Campioni poteva solo sognarla. “Onore a te Dino, che hai trasformato la Rometta in una grande squadra” – uno striscione che i tifosi gli dedicarono 3 anni fa.
Il suo amore per la squadra nacque a Testaccio per poi esplodere nel 1970 quando divenne un dirigente, prendendone poi le redini nel 1979. Le sue prime mosse lasciarono subito il segno, infatti arrivarono Liedholm e l’anno dopo Falcao. Poco dopo quindi arrivò lo scudetto, nella stagione 1982/1983, dopo oltre 40 anni. Inoltre vinse anche cinque Coppe Italia, di cui quattro riuscì a festeggiarne, mentre l’ultima gli fu dedicata.
Era un rivoluzionario, fu il primo a pensare ad uno stadio di proprietà. “La Roma non ha mai pianto e mai piangerà: piange il debole, i forti non piangono mai” – dichiarò poco dopo la sconfitta contro il Liverpool in finale di Coppa dei Campioni. Oggi però, i tifosi quando pensano a lui versano ancora una lacrima.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese