Il figlio Cristian, ormai quindicenne, gli chiede di entrare perché possa vederlo giocare con la maglia della Roma. Ma Francesco Totti non ne vuol sapere e resta inchiodato lì, all’esterno di Trigoria, a un passo da quella che è stata la sua seconda casa per quasi trent’anni, orgoglioso, ferito nel profondo. Nel viavai al “terzo cancello”, quello dal quale accedono i ragazzi delle giovanili giallorosse, non è difficile scorgere in disparte la macchina di Totti che aspetta l’uscita di Cristian, spesso “disturbato” dall’affetto della gente e dei dipendenti stessi di Trigoria.
Su tutti, Vito Scala che per l’ex numero dieci è stato un fratello maggiore, preparatore atletico e tuttofare, spalla fidata e figura di riferimento. Vito è rimasto a Trigoria dopo l’addio al veleno da dirigente di Francesco e da un anno è l’addetto agli arbitri. E spesso lancia un’occhiata anche a Cristian, che si allena con l’Under 15, per non perdere l’abitudine.
Totti e Scala si sono conosciuti nel ’96, proprio a Trigoria, quando Vito ha terminato la gavetta da preparatore atletico nelle giovanili del club, approdando in prima squadra. Da allora sono diventati inseparabili e il loro legame va oltre i muri di Trigoria, Vito è il fedele grillo parlante che oggi cerca e consola l’amico nell’ombra in cui si rifugia aspettando il figlio.
FONTE: La Repubblica