Sorride. Si allena. Corre. Calcia. Chiude le valigie, direzione Algarve, per sentirsi sempre più vicino al ritorno. In campo, con i compagni, nel ritiro portoghese, partenza il prossimo quindici dicembre, che dovrà avvicinare la Roma al ritorno in campo, il quattro gennaio, stadio Olimpico, avversario il Bologna, ennesimo sold out (ci siamo quasi) di una storia che può scrivere soltanto il popolo romanista.
Georginio detto Gini Wijnaldum, è sempre più vicino a mettersi a disposizione dello Special One che non ha mai nascosto come la frattura della tibia dell’olandese arrivato da Parigi, sia stata l’infortunio più devastante e non compensabile nel progetto della sua seconda Roma. Era il ventuno agosto. Si era giocata la prima di campionato, a Salerno, gol di Cristante, primi tre punti. Mourinho l’orange lo aveva mandato anche in campo a undici minuti dal novantesimo, il tempo per segnare pure un gol poi annullato per un fuorigioco millimetrico di Zaniolo.
Dopo lo splendido spot dell’olandese affiorante dalla piscina con tanto di maglia della Roma, quei minuti di Salerno sono stati l’ultima immagine di Georginio, la frattura alla tibia ha stoppato sul nascere i sogni proibiti di un’intera tifoseria. Arrivederci Roma, addio Mondiale, scartata l’ipotesi dell’intevento chirurgico, scelta l’opzione della terapia conservativa che, in tre-quattro mesi, l’avrebbe riportato a materializzarsi in un sogno colorato di giallorosso.
Ci siamo. I quattro mesi stanno per scadere. I segnali che nelle ultime settimane lo stesso giocatore attraverso i suoi social ha voluto mandare, sono quelli di un calciatore che si è messo alle spalle il periodo peggiore, quello della rabbia e del down psicologico per un Mondiale svanito e un inizio dell’avventura con la Roma da rimandare al duemilaventitrè. Prima in Olanda, poi a Dubai, l’orange giorno dopo giorno ha aumentato i carichi di lavoro, avendo fin qui le risposte che si aspettava.
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FONTE: Il Romanista – P. Torri