Aveva annusato qualcosa nell’allenamento di domenica. Nella partitella a un certo punto si è trovato fuori dalla squadra titolare, che prevedeva la presenza del doppio centravanti. Non era un test per un eventuale aggiustamento in corsa, era una scelta strategica: Nicolò Zaniolo sarebbe stato utilizzato per l’ultimo quarto di partita, quando la Sampdoria avrebbe concesso per stanchezza qualche metro di troppo alle sue progressioni.
A conti fatti Mourinho ha avuto ragione, perché la Roma ha sfruttato l’unica occasione del primo per andare in vantaggio e poi grazie a Zaniolo si è procurata diverse opportunità per archiviare la questione. Ma la panchina non è stata una punizione. È stata un’idea tattica di Mourinho e dello staff. Nicolò non è stato felice di restare fuori, ma ha accettato la sfida con maturità, entrando in campo con l’altro panchinaro di lusso Karsdorp.
Chissà che la partita giusta non diventi allora Roma-Napoli. Sarebbe la perfetta chiusura del cerchio: proprio al Napoli, prima della saga degli incidenti e delle operazioni, aveva segnato l’ultimo gol in campionato all’Olimpico, il 2 novembre del 2019. Tre anni dopo è un’altra Roma, un altro mondo. È anche un altro Zaniolo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida