Pronto a ricoprire l’incarico di Responsabile sviluppo e formazione allenatori squadre nazionali del club giallorosso, l’ex allenatore della Roma Primavera, Alberto De Rossi, ha rilasciato un’intervista sulla sua esperienza trentennale:
“Trigoria per me è come una seconda casa, non l’ho mai considerata un posto di lavoro e ho un rapporto bellissimo con tutti qui dentro. Non ho mai varcato il cancello di Trigoria malvolentieri. Ricordo perfettamente il primo giorno, i momenti precedenti all’incontro con Agnolin e le emozioni forti quando mi dissero che mi avevano preso. Fu una gioia immensa, che ricordo come se fosse adesso”.
“Essere fedele per 29 anni allo stesso club mi sembra una cosa abbastanza semplice, facile, per me è stato semplice. Oltre alla passione per il lavoro, per la professionalità, è l’attaccamento al club che fa la differenza, per questo superi tante difficoltà. Il legame tra me e la Roma, tra me e il club fa la differenza. Ho dimostrato questo attaccamento perchè il legame è molto forte e questo fa passare tutto in secondo ordine, anche richieste di altri club e altre soluzioni lavorative, anche forse più remunerative. Questo però fa la differenza e mi ha portato a rimanere per tutti questi anni qui”.
“L’obiettivo principale non è il risultato, il piazzamento o vincere un trofeo, l’obiettivo principale è portare giocatori in prima squadra. Noi tutte le nostre energie le convogliamo verso questo obiettivo che vogliamo raggiungere con la nostra società”.
“C’è chi utilizza il settore giovanile per crescere come allenatore e poi iniziare la carriera negli adulti. Invece quello che stiamo facendo qui è far crescere i ragazzi, che è quello che vuole ripeto il club. E allora non c’è partita, ne trofeo che possa portarci fuori da questo obiettivo e questo è fondamentale. Però c’è chi riesce a farlo e chi non riesce, chi pensa alla propria carriera e chi pensa alla carriera dei ragazzi. Noi lo facciamo solo ed esclusivamente per la Roma, ascoltiamo il nostro club, mi sembra abbastanza semplice. Noi siamo qui per lavorare e lo facciamo con amore, ma noi comunque dobbiamo dare anche una risposta professionale al nostro club”.
“Ogni volta che un ragazzo ha debuttato in prima squadra inizialmente c’è l’emozione del momento, poi c’è la preoccupazione che faccia qualche errore e poi per finire la gioia di sentirsi utile al club e di aver fatto qualcosa per il ragazzo”.
“Già ci emozioniamo quando un nostro ragazzo riesce ad entrare all’Olimpico. Quando abbiamo la mostra Nazionale ma soprattutto visto la formazione iniziale dove c’erano 5 nostri calciatori, insomma siamo tornati indietro nel tempo. Sembrava la nostra Primavera, l’emozione, la soddisfazione è stata enorme”.”
“Secondo padre no perchè è una cosa abbastanza forte e ho sempre detto che non mi voglio e non ho mai voluto sostituirmi ai genitori, per’ un po una guida per fare si che questo gioco diventi un posto di lavoro sì. La figura dell’educatore non è che mi piace molto, però p chiaro che quando e si presenta l’occasione e dobbiamo farlo necessariamente, interveniamo. Non mi piace imporre le cose, anche l’esercitazioni tecniche, anche gli allenamenti li condivido con i ragazzi. L’imposizione non porta a niente”.
“Ho avuto tante dimostrazioni di affetto e di condivisioni di quello di cui parlavo quando avevo i ragazzi, chi fa il parrucchiere, chi fa il postino. Però sono cose troppe personali ecco perchè non mi va di dire le cose che mi dicono nel particolare e nella loro vita”.
“Io una bandiera, lui si (il figlio Daniele, ndr) io mi sento un onesto lavoratore. E’ stato molto semplice, ognuno ha fatto il proprio lavoro, ognuno ha rispettato gli spazi dell’altro e nessuno ha parlato dell’altro perchè sicuramente poteva dare adito a chiacchiere e questo subito l’abbiamo messo in chiaro tutti e due. Dal momento che Daniele è entrato qua dentro, quando non era un calciatore di livello, le due strade dovevano essere parallele. In passato ho avuto la possibilità, per ben tre volte, di allenare la prima squadra ed è vero che ho rifiutato proprio perchè Daniele faceva parte di questo gruppo, E sono sicuro, ancora adesso, che gli avrei creato dei problemi, piccoli o grandi non lo so, però non mi sembra neanche di aver fatto qualcosa di particolare, Io credo, è un po banale quello che dico, ma che un genitore dovrebbe risolverglieli i problemi a un figlio non crearglieli. Io sono sicuro, che entrando in quello spogliatoio, anche vincendo tutte le partite gliene potevo creare. Ecco perchè ho sempre rifiutato”.
“Tra i due il più romanista è lui, nettamente, per distacco. E’ una fede, da quando era piccole, mi sembra un po forte, però ricordo che non gli riuscivamo a toglierli la maglietta, il pallone in mano e la maglietta della Roma. Ho questo ricordo mitico di lui piccolino; e così è stato nel proseguo della sua vita”.
“Con la nuova direzione di Vincenzo Vergine so è instaurata subito una sintonia anche perchè abbiamo vissuto le stesse esperienze e l’abbiamo condivise immediatamente. Mi avvicino a questa nuova avventura intanto con curiosità perchè cambio completamente passi, interventi e soprattutto la competenza perchè è vero che stiamo parlando della stessa materia, però una cosa è allenare una squadra e un’altra allenare una squadra di allenatori e tutti gli altri dello staff. Sono molto curioso ma come al solito metterò tutto l’impegno e tutta la professionalità. Spero che tra un paio di mesi staremo qui ha parlarne e a gioire di questa scelta che ha fatto la società”.
“Alla ho dato sicuramente professionalità, passione per il mio lavoro, senso d’appartenenza, e ho cercato anche di darle anche uno stile. Perché molte volte si parla della Roma, e in particolare dei romani, che siamo un po “caciaroni”, poco seri, invece questo non è vero e ho cercato di portare sui campi questo, l’altra faccia di Roma ne dei romani anche se non ho veste, professionalità di alro livello, perchè adesso mi dovrò approcciare con professionisti di alto livello, e poi continuare a trasmettere questo senso d’appartenenza e soprattutto questa serietà e il raggiungimento dell’obiettivo di cui ne parlavamo prima che è portare giocatori in prima squadra”.
“Se io penso alla Roma, penso a un punto di riferimento, mi riempie la giornata lavorativa, mi sono fatto molti amici perciò c’è stato un rapporto a 360°. Farei fatica a farne a meno, veramente!”,
FONTE: Roma TV
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