Ci vuole raccontare com’è nata l’idea di poter ospitare a Fiumicino il nuovo Stadio della Roma?
“Noi già nella gestione Pallotta avevamo incontrato diverse volte i dirigenti della Roma e ci eravamo dichiarati disponibili alla costruzione dell’impianto in un’area che dista circa 6 km da Tor di Valle, con una ferrovia vicino e la stazione di Parco Leonardo, tra l’autostrada che porta a Civitavecchia e l’autostrada che porta all’aeroporto di Fiumicino. Una zona dunque ricca di infrastrutture, un’area con un potenziale sviluppo industriale. Lo Stadio della Roma sarebbe un’importante occasione di tipo economico per la nostra città, visto tutto ciò che comporta un impianto simile. In termini urbanistici e di sviluppo è una grande occasione per noi. L’area è molto vasta. Sicuramente anche l’esecuzione sarebbe molto rapida”.
A grandi linee quali sarebbero le tempistiche? “Una volta presa la decisione dalla società che deve investire e fatta una verifica tra noi e la Regione, volendo essere prudente in un anno noi possiamo far partire l’opera, dando il permesso alla costruzione, proprio perché è un’area destinata alla costruzione, che è stata già controllata anche dal punto di vista archeologico”.
A che punto eravate arrivati nei discorsi con la Roma di Pallotta? “La vecchia società era incagliata, come quella attuale, nell’area di Tor di Valle e all’epoca questa era considerata l’ipotesi b, anche perché la Roma aveva degli obblighi contrattuali. Comunque avevano già preso in considerazione la nostra ipotesi, erano abbastanza propensi, fermo restando che noi ci siamo visti quattro o cinque volte. Poi è andata com’è andata: il cambio di rotta, il disimpegno. Forse speravano che Tor di Valle fosse possibile, poi in questi ultimi mesi e settimane abbiamo visto che i problemi crescono invece di diminuire”.
Quale ruolo gioca la Regione? “La Regione deve dare il suo via libera. Ma ci sono procedure standardizzate: c’è la conferenza dei servizi, con tempi prefissati e altro. Non ci sono soltanto le istituzioni, ma anche le aziende, come l’ANAS per capire la parte autostradale, le Ferrovie dello Stato per l’utilizzo della stazione ed il potenziamento del servizio. Si riuniscono i pareri e poi si procede. Bisogna ricordare che non si parla di un’area naturale, ma pensata per lo sviluppo edilizio”.
In un’ipotetica idea di Stadio a Fiumicino, c’è anche l’idea di costruire centri per far vivere la zona tutta la settimana? “Sì, quando parlo di quest’area parlo di un’area complessiva di diversi proprietari di 350 ettari. Quando insieme alla Roma abbiamo iniziato a discutere, loro parlavano di 40-50 ettari. Loro potevano scegliere la porzione che volevano. Di spazio ce n’è”.
Possiamo dire che Fiumicino è un punto strategico dal punto di vista dei collegamenti? “Sì, assolutamente. L’area alla quale la Roma stava pensando dista un chilometro e mezzo dalla stazione. Addirittura la soluzione tecnica che stavamo vedendo era quella di un tapis-roulant che passasse sopra l’autostrada, in grado di portare la gente dalla stazione allo stadio. Quando ora adiamo all’Olimpico si fanno anche quattro chilometri a piedi. Tenete presente che la linea Roma-Fiumicino ha tre treni: l’alta velocità, la tratta express che da Termini va all’aeroporto e l’altro che è quello urbano. Ferrovie dello Stato ha già deciso di raddoppiare i binari nei pressi dell’area dell’aeroporto. Stiamo parlando di un’area fortemente infrastrutturata. Ci si può arrivare con i treni, con i mezzi e con la macchina”.
Vuole rassicurare i tifosi che, qualora si decidesse Fiumicino come area, non si dovrebbero aspettare anni come accaduto a Tor di Valle? “Assolutamente, anche perché non partiamo da zero. Abbiamo già fatto diverse verifiche sotto l’aspetto urbanistico. In un’area complessa come Tor di Valle è difficile riuscire a ricevere il via libera. Una volta approvati i cantieri partono e sono in mano a chi realizza le opere. Mi sento di affermare che veramente noi, se c’è la possibilità di andare avanti in questo senso, ci mettiamo un anno a dare le autorizzazioni del caso”.
Secondo lei, il discorso aperto dalla Roma con il Comune può esser messo da parte? “Innanzitutto bisogna capire la volontà di costruire o meno lo stadio da parte della nuova proprietà. Da parte nostra c’è la disponibilità a partire da domani a metterci seduti e discutere. Io penso che su Tor di Valle la musica sia finita. Proprio per questo, non credo che la nuova società abbia degli obblighi. L’importante è che non ci siano interessi già considerati, che fanno sì che i soggetti non possano tornare indietro. Per lo stadio però, la soluzione più facile e rapida è quella di Fiumicino”.
Tra la nuova proprietà e la vecchia, chi le è sembrato più intenzionato ad accettare Fiumicino come proposta? “Io la vecchia proprietà l’ho incontrata quattro o cinque volte, non solo con intermediari italiani, anche esponenti americani della società. La nuova proprietà io non l’ho ancora vista o sentita”.
FONTE: Il Giornale di Roma