Nel cuore della Roma capace (complice l’Empoli) di riaprire il campionato e reduce dall’1-1 con la Juve a Vinovo pulsa la passione di Elisabetta Bavagnoli detta Betty, da Piacenza con furore, tutti i ruoli dell’arco costituzionale calcistico ricoperti: giocatrice in mezza Italia (“Voglio correre dietro un pallone, detto da una bambina, negli anni 70 faceva strano…”), sovente cambiando ruolo (“Sono stata eclettica: ho iniziato da attaccante esterno, poi centrocampista, terzino in 13 anni di Nazionale“), spesso insieme al totem Carolina Morace (“La persona che più di ogni altra mi ha dato e insegnato”).
Se da giocatrice aveva una dote fisica, la corsa, e da allenatrice (“Carolina mi ha sempre voluta nel suo staff, dall’Italia al Canada”) nel 2018 ha fondato la Roma Women portandola ad essere la seconda forza del torneo (primo trofeo la Coppa Italia 2021, con i complimenti di Mou), da dirigente — è responsabile di tutte le attività del calcio femminile giallorosso fino al 2024 — Betty lascia ancora partire idee lunghe come traversoni: “La scelta di cambiare ruolo non è stata semplice — racconta ora che tra Juve e Roma ci sono solo 3 punti —, sono donna di campo da una vita, ma in questa posizione penso di poter dare di più al club e al movimento”.
La visione del calcio di Bavagnoli è gender free. La scelta di Alessandro Spugna come suo erede è passata da lei (“Valgono la competenza e la qualità, non il sesso“), però ci sono punti fermi su cui non transige (“Non penso che si possa immaginare il calcio delle donne senza figure femminili all’interno“) e il professionismo è uno di essi: “Un traguardo importantissimo, che ci darà le tutele e le garanzie che ancora ci mancano. Finalmente colmiamo un gap di giustizia con le altre Nazioni europee. Un professionismo sostenibile farà migliorare tutto l’ambiente“.
La Roma di Friedkin sta vincendo di più con le sue donne, insomma, dopo essere partita da zero quattro anni fa (“E senza il blocco importante della Juve, una signora squadra“). La continuità in Nazionale, finita l’era Bertolini, potrebbe essere garantita da Betty Bavagnoli che intanto sogna il primo scudetto (“Se chiederemo a Carlo Verdone di spogliarsi? Prometto che ci penso!”) e l’abbattimento degli ultimi stereotipi: “Una volta una mamma mi chiese: signora, a mia figlia verranno le gambe storte? Ecco, mai più”.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piccardi