L’odore dell’erba lo sentiva ancora, allenandosi da solo, il rumore dei nemici gli mancava: tre mesi o poco più da svincolato, poi Nicolas Burdisso ha detto basta. «A diciannove anni dall’esordio è il momento di chiudere la mia avventura da calciatore – ha scritto su Instagram, a corredo di una foto in cui abbraccia Diego Maradona – grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questo percorso. A Dio, la mia famiglia, i miei compagni e le squadre, gli allenatori e soprattutto i tifosi. Sono orgoglioso e soddisfatto, ho fatto ciò che sognavo da bambino». Trentasette anni compiuti il 12 aprile, arrivò alla Roma quasi per caso, nell’indifferenza generale: i centrali titolari, per la stagione 2009-10, Mexes e Juan erano due intoccabili, ma mancava un’alternativa: Loria, preso un anno prima, si era rivelato un bluff, ed era stato prestato al Torino, Panucci aveva salutato alla scadenza del contratto, Diamoutene, arrivato in prestito per 150.000 euro, era stato rispedito al Lecce. Anche Burdisso venne preso in prestito, ma gratuito: la Roma credeva talmente poco in lui, che neppure fissò il diritto di riscatto. (…)
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